domenica 25 aprile 2010

ADRO COME JEDWABNE

Vi racconto una triste storia in poche parole. Siamo a Jedwabne, in Polonia,
nel 1941. In un giorno di luglio, metà dei suoi cittadini ammazza l’altra metà.
Circa 1.600 persone. A pensarci bene potrei fermarmi qui: alcuni drammi della
storia dell’umanità hanno una dimensione così elevata e incomprensibile che non
esistono parole per descrivere. Ma poiché “se comprendere è impossibile,
conoscere è necessario” (P. Levi), sulla vicenda di Jedwabne l’ottimo prof. Jan
T. Gross ci regala “I carnefici della porta accanto”, uno dei libri più
singolari dell’intera bibliografia sulla Shoah. Un libro che ci racconta la
storia da un altro punto di vista. La storia di uomini che ammazzano nella
pubblica piazza altri uomini che fino al giorno prima erano stati amici d’
infanzia, medici di fiducia, giornalai, fornai, postini della loro stessa
cittadina. Voi direte: “ma è assurdo. Insomma, vabbè, capisco la guerra, ma il
mio medico di fiducia, se anche fosse un marziano, ma insomma, voglio dire, lo
conosco da sempre. Piuttosto lo aiuto! Metto a rischio la mia vita, se sono
coraggioso, ma lo aiuto, mica lo ammazzo!”
A Jedwabne questo non è avvenuto.
E ora vi chiedo e mi chiedo. E se mio figlio (io in realtà non ne ho mai
avuti, fino ad ora) fosse stato in quella scuola di Adro?
Perché, vedete, la vicenda di Adro non è solo assurda per noi grandi. La
vicenda di Adro è terribilmente maledettamente dannosa dal punto di vista
educativo per i piccoli. Se mio figlio fosse stato in quella scuola io avrei
fermato il mondo, in quel giorno. Avrei spento la tv, avrei chiuso il mio bel
profumato e lindo studio tecnico e avrei portato il mio bambino con me in giro
per il paese a incontrare tutti gli attori della vicenda e tutti i genitori
degli altri bimbi per gridare con forza (e con garbo, perché quando ci sono di
mezzo i bambini deve regnare il buon senso) che quanto avvenuto quella mattina
era stata la più grave ingiustizia del mondo!
Io ho deciso di insegnare a mio figlio determinati valori e non permetto e mai
permetterò che qualcun altro si arroghi il diritto di insegnargli l’
intolleranza. Quando sarà grande gli insegnerò anche che la storia contiene
delle cose molto gravi, e il livello del suo inorridire di fronte al dramma di
Jedwabne mi darà la misura di quanto avrò fatto bene il mio lavoro di padre.
Oggi lui non esiste, quindi posso far poco, in realtà. Però potrei cominciare
regalando un bel libro al Sindaco di Adro.

Stefano Calò
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