venerdì 29 ottobre 2010

Monitor regioni - Ottobre

Ecco i dati del terzo studio sulla fiducia dei Presidenti delle Regioni, condotto da FullResearch in collaborazione con Crespi Ricerche. Qui, la mia analisi sul primo
Tra le parentesi tonde segnalo da differenza di percentuale con i voti ottenuti da ogni Presidente alle scorse elezioni regionali. Ricordo che in Sicilia, Abruzzo, Friuli V.G., Molise e Sardegna non si è votato nel 2010 ma negli anni precedenti e che in Lombardia, Basilicata, Emilia R.,Puglia, Marche, Liguria e Molise sono stati riconfermati i Presidenti uscenti. Nelle parentesi quadre c'è invece la differenza con la precedente rilevazione.

Vasco Errani (Emilia R.) 58,5%, [+1,4%] (+6,4%)
Luca Zaia (Veneto) 58% [-1,7%](-1,2%),
Giuseppe Scopelliti (Calabria) 58% [+0,5%] (+0,2%)
Roberto Formigoni (Lombardia) 57,5% [-0,9%] (+1,4%),
Raffaele Lombardo (Sicilia) 57% [+0,5%] (-8,3%)
Vito De Filippo (Basilicata) 56% [INV] (-4,8%)
Nichi Vendola (Puglia) 55,9% [+2,4%] (+7,2%)
Enrico Rossi (Toscana) 55,5% [+0,4%] (-4,2%)

Renata Polverini (Lazio) 55% [+1,6%] (+3,9%)
Catiuscia Marini (Umbria) 54%[-0,8%] (-3,2%)
Stefano Caldoro (Campania) 53% [+2,4%] (-1,2%)
Roberto Cota (Piemonte) 51,3% [-1,4%] (+4,1%)
Giovanni Chiodi (Abruzzo) 50% [-2%] (+1,2%)
Gian Mario Spacca (Marche) 50% [-0,5%] (-3,2%)
Renzo Tondo (Friuli V.G.) 50% [+0,5%] (-3,8%)
Michele Iorio (Molise) 48% [-0,6%] (-6%)
Claudio Burlando (Liguria) 47% [-3,1%] (-5,1%)
Ugo Cappellacci (Sardegna) 45% [-0,2%] (-6,9%)

In media i 18 governatori hanno una fiducia pari all'1,7% in meno rispetto ai risultati ottenuti alle elezioni ( -1,2% a Luglio) Questa variazione è diversa a seconda dell'area politica. Infatti gli 11 Presidenti di cdx perdono (sempre il media) il 2% rispetto al risultato delle elezioni, mentre i 7 di csx perdono poco più dello 0,9%. Gli 11 presidenti eletti per la prima volta perdono, invece, il 2,9% ( mentre a luglio perdevano solo -1,7%) mentre i Presidenti almeno al II mandato perdono solo lo 0,6%, con un leggero arretramento rispetto allo 0,4% di Luglio. In media, i 13 presidenti eletti nel 2013 confermano in pieno il risultato delle urne (-0,02% ), mentre soffrono molto i Presidenti delle 5 regioni che sono andate al voto prima del 2010 perdono ben il 4,8% (4,4 a Luglio) con il solo Chiodi positivo rispetto al giorno delle elezioni.
Tra i presidenti in gran spolvero Errani e Vendola (rispettivamente +6,4% e +7,2%) e Polverini (+3,9%) , mentre Lombardo e Cappellacci non vivono proprio un momento positivo (-8,3% e -6,9%) e sono raggiunti in questa brutta classifica da Burlando (-3,1% dall'ultimo rilevamento, -5,1% dal giorno delle elezioni)

Mauro De Donatis
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mercoledì 27 ottobre 2010

Elezioni comunali 2011 - Torino


E’ Piero Fassino il candidato ideale del centrosinistra alle comunali di Torino. E’ quanto emerge da un sondaggio, realizzato da GM&P, pubblicato su La Repubblica e La Stampa. Dei cinque aspiranti sindaci testati, l’ex segretario dei Ds, apprezzato dal 49,4% degli intervistati, vanta una popolarità elevatissima (78,3%). Meno bene gli altri quattro aspiranti alla successione di Chiamparino. Nonostante sia il rettore del Politecnico di Torino, Francesco Profumo sconta una bassa notorietà (38,1%) ed un tiepido apprezzamento (la somma fra giudizi molto positivi ed abbastanza positivi ammonta al 33,5%). Grado di valutazione più elevato per l’assessore comunale all’Ambiente Roberto Tricarico, conosciuto dal 36% del campione, seguito dal presidente del consiglio regionale Davide Gariglio con un tasso di popolarità pari al 34% ed una somma di giudizi positivi che si ferma al 30,3%. Il meno noto, fra le fila del centrosinistra, risulta il consigliere regionale Roberto Placido: il 74,8% dichiara di non conoscerlo, il 32,6% esprime una valutazione positiva. Due, invece, i nominativi presi in esame sul fronte del centrodestra. Leggermente meglio Michele Coppola con il 27,3% di notorietà e il 21.3% di giudizi favorevoli rispetto alla presidente dell’Ascom Maria Luisa Coppa, ferma rispettivamente al 21,5% ed al 25,1%. Testate sei eventuali sfide. Francesco Profumo batterebbe con il 53,7% sia il vicepresidente del consiglio comunale (41,7%) che Maria Luisa Coppa (42,1%). Ancora meglio andrebbe il responsabile esteri del Pd, forte di un 57,6% nel duello con Coppola (39,1%) e di un 56,8% nel faccia a faccia con la numero uno dell’Ascom (39,6%). Indietro ma pur sempre in recupero, nel confronto con Gariglio i candidati del centrodestra sono dati al 43,1 contro il 52,7 raccolto dall’esponente democratico. In vista delle prossime comunali, GM&P ha rilevato anche il voto di lista. Primo partito nella città della Mole si conferma il Pd con il 33,5%, seguito dal Pdl al 21,2%, la Lega Nord al 12,7%, l’Idv al 9,2%, SeL al 4,2%. Exploit del Movimento 5 stelle al 4,1%, di poco sopra alla Federazione della sinistra (4,1%) ed all’Udc (3,7%). Debole Futuro e libertà all’1,4%. In attesa che vengano definiti candidati e schieramenti, il centrosinistra potrà contare sul grande consenso del sindaco e dell’amministrazione comunale uscente. Il 51% esprime un giudizio abbastanza positivo sull’operato della giunta, a cui si aggiunge il 12,1% di quanti si dicono molto soddisfatti dalla seconda giunta Chiamparino. Ammontano, invece, al 28,1% i pareri negativi. Numeri ancora più considerevoli per il primo cittadino. A conferma di un rapporto intenso e particolarmente felice fra la città e l’inquilino di Palazzo civico, che riscuote il gradimento del 72,8% dei torinesi contro il 20,9% di coloro che si mostrano poco o per nulla contenti. Sicurezza, occupazione, traffico ed immigrazione i problemi più urgenti da affrontare per la nuova giunta. Nel frattempo, tuttavia, entrambi gli schieramenti nicchiano. Tanti i dubbi nel centrosinistra sull’utilità di ricorrere alle primarie: mentre in molti altri comuni lo strumento di consultazione della base è già operativo, nel capoluogo torinese si aspettano le mosse dell’Udc, a cui potrebbe non dispiacere la candidatura dell’ex segretario della Quercia. Ma l’ipotesi di non tenere le primarie piace poco agli alleati ed a una parte del Pd, desiderosa di coinvolgere e mobilitare la base nell’individuazione del successore del Chiampa. Situazione in stand by anche sul versante opposto, dove si studiano le manovre degli avversari prima della designazione del candidato sindaco, chiamato ad un compito tutt’altro che facile nella roccaforte operaia del nord. Si punta su un esponente del Pdl anche se più di una volta nelle ultime settimane ha fatto capolino l’idea di puntare su un rappresentante del Carroccio. Sulla “nomination” nelle fila del centrodestra peserà il rinnovo dell’altro comune capoluogo al voto in Piemonte. A Novara Massimo Giordano, sindaco uscente rieletto a furor di popolo con il 61%, ha lasciato la guida del comune dopo essere stato nominato assessore regionale allo Sviluppo economico. Se la candidatura spetterà al Carroccio, toccherà al Pdl giocare la partita di Torino.

Al
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lunedì 25 ottobre 2010

Le nuove stelle della politica internazionale - Dmitri Medvedev


Dmitri Medvedev nasce il 14 Settembre 1965 a Leningrado da Anatoly Medvedev, un docente universitario, e Yulia Saposhnikova, una donna di origini ucraine. Vive i primi anni in un sobborgo dell'allora Leningrado e si iscrive a soli 14 alla lega giovanile del partito comunista. Negli anni '80 comincia a frequentare la facoltà di legge a Leningrado, nel 1987 si laurea ed ottiene la specializzazione in diritto privato nel 1990. Tra il 1991 ed il 1996 comincia la sua attività nel mondo della politica e dell'amministrazione lavorando alla commissione per le relazioni internazionali del comune di San Pietroburgo, tornata al vecchio nome dopo lo scioglimento dell'URSS. Quel comitato era presieduto da Vladimir Putin, e risale ad allora il ristretto rapporto tra il tandem che oggi guida la Russia. Negli anni passati a lavorare per la commissione su questa si addensano nubi, nubi legati ad un giro di scommesse clandestine che provocò alcune indagini da parte del consiglio comunale della città. Nel frattempo Medvedev nel 1993 sposa l'amore della sua vita, Svetlana Vladimirovna, rampolla di una potente famiglia militare, dopo una relazione di oltre 10 anni e nel 1995 Svetlana darà alla luce l'unico figlio finora avuto dalla coppia, Ilya. Nonostante lo scandaletto che ha sfiorato la commissione, la carriera professionale di Dmitri Medvedev continua a proseguire a grandi passi. Medvedev lavora nel settore cartaceo, prima con Ilim Pulp Enterprise e poi con la Bratsky LPK. Nel 1999 è l'ora del grande salto nel mondo della politica. L'arrivo di Putin al Cremlino sancisce un grande cambiamento nella politica russa. Putin porta con se tutto il suo "clan" di San Pietroburgo, clan di cui Medvedev è parte integrante ed importantissima. Nel 2000 Medvedev diventa capo della campagna elettorale di Putin per le presidenziali. La schiacciante vittoria ottenuta da Putin sul candidato comunista Zyuganov sancisce il definitivo cambio di potere a Mosca. Putin si mette a smantellare le vecchie oligarchie padrone del paese nell'era di Eltsin e Medvedev è parte integrante del processo. Medvedev viene piazzato nel consiglio di amministrazione della Gazprom. Nei cinque anni passati nel consiglio di amministrazione del colosso del gas, di cui due da presidente, Medvedev, in coppia con Alexei Miller, ha smantellato il sistema corrotto e truffaldino della precedente amministrazione ed ha rilanciato l'azienda statale, facendola diventare l'arma principale di Putin, l'arma grazie a cui lo "zar" ha fatto tornare la Russia uno degli attori principali nello scacchiere internazionale. Nel 2005, a seguito di un rimpasto nel governo di Fradkov, Putin chiama Medvedev a collaborare al governo federale. Per Medvedev la prestigiosa poltrona di vice-primo ministro, poltrona che deve condividere con Sergei Ivanov potente ministro della difesa ed all'epoca favorito per la successione a Putin. Vladimir Putin difatti non può chiedere un terzo mandato nel 2008 e quindi si scatena il toto-delfino. Comincia quindi la "sfida" interna tra i due vice-premier, da tutti visti come i favoriti. Ivanov, avendo tenuto a lungo la poltrona di ministro degli esteri, è inizialmente favorito proprio per la sua maggior fama internazionale. I partiti della coalizione putiniana sono però scettici su Ivanov e preferiscono il giovane Medvedev, che potrebbe simboleggiare la definitiva rottura con il PCUS. Medvedev infatti non ha mai avuto rapporti diretti con la nomenklatura comunista, se non la semplice militanza nella formazione giovanile. Ivanov invece ha servito nel KGB insieme a Putin ed ha legami pure con la disastrosa presidenza di Eltsin. I pronostici vengono quindi stravolti, e Medvedev diventa ufficialmente "il delfino di Putin" a fine 2007. Nel 2008 la strada verso il Cremlino per il "delfino dello zar" è praticamente spianata. I rivali in campo sono assolutamente risibili, i più "forti" erano Gennady Zyuganov, leader del vecchio PCUS divenuto Partito Comunista Russo, e Vladimir Zhirinovski, ultranazionalista alleato di Eltsin. Medvedev vince a valanga ottenendo il 70% dei suffragi contro il 18% di Zyuganov ed il 9% di Zhirinovski. Le polemiche della stampa estera non mancano. Le polemiche si concentrano sulle mancate candidature dell'ex premier Mikayl Kasianov (noto in Russia come "Mischa 2%" a causa di uno scandalo di corruzione che nel 2004 causò la sua cacciata dal governo. Fondamentalmente "l'eroe" dell'opposizione anti-putiniana quand'era ministro delle finanze si prendeva il 2% sulle "commissioni" illegali. Questo per far capire come in Russia la realtà sia ben diversa da come la dipingono i media e chi siano in realtà gli eroici oppositori di Putin NDA) e l'ex campione di scacchi Garry Kasparov la cui candidatura e formazione politica, che comprendeva pure un partito bolscevico, era caldeggiata dal dipartimento di stato americano che finanzia il suo think-tank e dai vecchi oligarchi in esilio, sempre per la serie "l'eroica opposizione a Putin". Subito dopo l'elezione Medvedev nominava Putin come primo ministro, facendo così capire che "lo zar" sarebbe rimasto una delle massime figure del governo russo. Subito la strada per il nuovo inquilino del Cremlino si rivela irta di ostacoli. Nel primo anno di presidenza deve prima affrontare il conflitto con la Georgia, dopo un "golpe colorato" in mano al filoamericano Saakashvili, ed il riaccendersi dei contrasti con Stati Uniti ed Israele, accusati di armare ed addestrare le truppe georgiane. Quindi la crisi finanziaria che ha colpito anche la Russia, andata in recessione dopo quasi dieci anni di crescita al 9% ininterrotta. Nel corso della presidenza Medvedev s'è impegnato in una lotta alla corruzione ed in una profonda riforma della pubblica amministrazione con introduzione della digitalizzazione. Tra gli altri obiettivi del presidente anche una progresiva privatizzazione dei colossi di stato e l'abbassamento del prezzo del petrolio. In politica estera la "dottrina" di Medvedev consiste nel favorire l'avvento del mondo multipolare e recuperare l'egemonia sull'Europa Orientale. Medvedev ha più volte detto che intende prima o poi porre fine alla transizione e rompere il monopolio di "Russia Unita". L'occasione per una rottura del monopolio del partito egemone potrebbe arrivare già alle presidenziali del 2012. I rapporti tra Putin e Medvedev si sono infatti assai raffreddati. Medvedev ha tutte le intenzioni di restare al Cremlino mentre Putin avrebbe voglia di uscire dall'ombra a cui il ruolo di "primo ministro" lo costringe. L'ultimo di una serie di contrasti tra i due, già emersi riguardo i rapporti con Georgia ed Iran, è arrivato dopo la rimozione del sindaco di Mosca, Yuri Luzkov, accusato da Medvedev di corruzione. La rimozione da parte del Cremlino di uno dei più potenti alleati di Putin non è piaciuta al clan del premier che vede con sospetto anche la formazione attorno a Medvedev del comitato "Russia Futura", che potrebbe essere l'embrione di un futuro partito alternativo a "Russia Unita" e al blocco putiniano. In una Russia che, dopo lo stop del 2008, ha ripreso a crescere in maniera vigorosa e che cova malcelati sogni di egemonia sull'Europa dell'est, e non solo, potrebbe inscenarsi una imprevista lotta "in famiglia". Putin e Medvedev l'uno contro l'altro a contendersi il Cremlino, è questo lo scenario che si prepara per il 2012? L'allievo sfiderà il maestro e romperà il blocco monolitico di "Russia Unita" costruendo una reale alternativa al fronte putiniano, alternativa oggi non possibile?

Giovanni Rettore

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venerdì 22 ottobre 2010

Elezioni politiche - BiDiMedia - 22 ottobre

Precedenti rilevazioni

PDL 28,8% (-0,3%)
LEGA NORD 12% (+0,1%)
LA DESTRA 1,4% (INV)
Totale cdx 42,2% (-0,2%)

UDC 5,8% (-0,1%)
API 0,9% (INV)
MPA 0,9% (+0,1%)
FLI 5,9% (+0,2%)
Totale centro 13,5% (+0,2%)

PD 25,2% (+0,1%)
IDV 6,4% (-0,1%)
SEL 4,9% (+0,1%)
RAD 1% (INV)
PSI 0,6% (+0,1%)
VERDI 0,5% (-0,1%)
Totale Csx 38,6% (+0,1%)

FED.SIN. 1,9% (-0,1%)
M5S 2,8% (INV)

Altri 1% (INV)

In questi 10 giorni ci sono state solo variazioni di poco rilievo. Da segnalare il ritorno della Lega al 12% dopo un periodo di leggero affaticamento, la continua crescita di Sinistra, Ecologia e Libertà ormai prossima al 5% e la prima volta del Pdl sotto il 29%. Il distacco tra le due coalizioni principali si accorcia un po' ma rimane comunque elevato (3,6%)
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mercoledì 20 ottobre 2010

Elezioni comunali 2011 - primarie centrosinistra Milano


E’ sicuramente la sfida più attesa nell’ambito della tornata elettorale destinata a rinnovare numerosi consigli comunali e provinciali nel 2011. Stiamo parlando di Milano, dove, nonostante manchino ancora diversi mesi all’apertura ufficiale della campagna elettorale, è già cominciata la battaglia per la poltrona più alta di Palazzo Marino. In fermento soprattutto il fronte del centrosinistra, alle prese con le primarie in programma il 14 Novembre. Un architetto di fama mondiale nonché a lungo braccio destro di Letizia Moratti, un apprezzato avvocato in quota SeL, l’ex presidente della Corte Costituzionale e un outsider. Quattro uomini, quattro mondi diametralmente opposti che più diversi non si può, accomunati dalla volontà di succedere a lady Moratti. Stefano Boeri, curatore del masterplan dell’Expo 2015, è il candidato ufficiale del Pd che, dopo una tormentata discussione ha scelto di puntare sull’archistar, preferendolo ad un altro pezzo da novanta dell’intellighenzia meneghina come Onida, particolarmente apprezzato negli ambienti cattolici ed in grado di raccogliere il consenso dei moderati. Stando ai sondaggi, la vera sorpresa della consultazione fra i militanti e i simpatizzanti del centrosinistra potrebbe essere Giuliano Pisapia, un passato in Rifondazione comunista, conquistato di recente da Sinistra, ecologia e libertà. A chiudere il poker di aspiranti sindaci Michele Sacerdoti, ambientalista ed attivista da anni in prima linea nelle battaglie a sfondo ecologico che riguardano la città. Secondo un rilevamento realizzato da Lorien consulting, a raccogliere il più alto tasso di fiducia è proprio l’ex deputato di Rifondazione con il 72%, seguito da Boeri al 62%, Onida al 48% e Sacerdoti al 2%. Il principe del foro meneghino risulta anche il più conosciuto. Il suo tasso di notorietà fra gli elettori propensi a recarsi ai seggi il 14 Novembre tocca l’87%, tallonato dall’83% del padre dell’Expo. L’ex numero uno della Corte Costituzionale si attesta al 65% mentre il propugnatore della causa ambientalista chiude la classifica al 24%. Sulle intenzioni di voto pesa l’elevato numero di indecisi, stimati attorno al 34%, segno che la competizione deve ancora entrare nel vivo. Fra quanti hanno già deciso chi votare, è in testa l’ex presidente della commissione Giustizia con il 34%. Nove punti in più rispetto al 25% assegnato a Boeri. Più lontani gli altri due competitor: Onida al 6% e Sacerdoti all’1%. Per Lorien consulting la partecipazione alle primarie è destinata a crescere: 90mila i votanti rispetto agli 83mila del 2005. Insomma, questa volta l’opposizione ci crede e punta al colpaccio. A rilanciare le speranze anche un sondaggio di Ispo pubblicato su Il Corriere della Sera, che accredita un testa a testa fra i due candidati più quotati : il 27% voterebbe Pisapia, il 24% Boeri, l’11% l’ex togato, il 3% l’attivista di Legambiente. Ma le novità più interessanti emergono dal confronto diretto fra i quattro aspiranti candidati del centrosinistra e l’attuale inquilino di Palazzo Marino, che nelle quattro ipotesi prese in considerazione figura sempre in vantaggio ma con il rischio abbastanza concreto di andare al ballottaggio. La Moratti vincerebbe 41 a 35 con Pisapia, 40 a 33 con Boeri. Meno ardue le sfide con Onida (42 a 29) e Sacerdoti (42 a 22). Resta consistente l’ipotesi di un secondo turno in attesa della definizione ufficiale delle coalizioni e dei candidati, sui quali, da una parte e dall’altra, regna ancora molta confusione. Per ora i riflettori sono puntati sulla consultazione interna all’opposizione, convinta più che mai di poter sferrare l’attacco decisivo per la conquista della “capitale” economica ed industriale del nord, da tempo saldamente in mano al centrodestra. Ma per avere chance reali serve un candidato credibile, uno schieramento omogeneo ed un programma in grado di attrarre l’elettorato meneghino. Al momento la battaglia sembra ristretta a due contendenti, con l’ex togato a fare da terzo incomodo. Chi sarà il vincitore destinato a scendere in campo per tentare uno storico cambio di maggioranza? Un esponente della società civile, orgoglioso di rimarcare la propria autonomia dai partiti oppure uno dei volti più noti della città che può contare su fiducia e popolarità acquisite in tanti anni di militanza all’insegna delle battaglie civili e sociali?

Al

Upgrade: oltre ai sopracitati sondaggi nei giorni scorsi ne sono usciti altri due:
- SWG che sonda le intenzioni di voto ai partiti dei milanesi rilevando un minimo vantaggio delle liste di centrodestra (45%), rispetto a quelle di sinistra (42,5%)
- GM&P srl che benchè indichi il centrosinistra molto dietro il centrodestra per quanto riguarda le liste, mostra come Boeri (il sondaggio è commissionato dal PD) sia solo 2 punti dietro la Moratti.

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martedì 12 ottobre 2010

Elezioni politiche - BiDiMedia - 12 ottobre

Precedenti rilevazioni


PDL 29,1% (+0,1%)
LEGA NORD 11,9% (INV)
LA DESTRA 1,4% (+0,3%)
Totale cdx 42,4% (+0,4%)

UDC 5,9% (INV)
API 0,9% (-0,1%)
MPA 0,8% (INV)
FLI 5,7% (-0,4%)
Totale centro 13,3% (-0,5%)

PD 25,1% (-0,4%)
IDV 6,5% (+0,1%)
SEL 4,8% (+0,3%)
RAD 1% (INV)
PSI 0,5% (-0,1%)
VERDI 0,6% (INV)
Totale Csx 38,5% (-0,1%)

FED.SIN. 2% (INV)
M5S 2,8% (+0,1%)

Altri 1% (+0,1%)

Rispetto a 10 giorni fa si osserva una diminuzione abbastanza consistente di FLI (anche se a dire il vero, il suo dato è abbastanza ballerino, probabilmente a causa dell'esposizione mediatica del duello tra Berlusconi e Fini) che passa molti voti al pdl, che a sua volta perde rispetto alla Destra di Storace. Molto in salute anche Sel, che è ormai prossima al 5%. In calo, dopo un periodo di buona forma, il Pd che torna ad un valore poco sopra il 25%. Stabili ormai da diverso tempo Udc e Idv. Il distacco tra le due coalizioni raggiunge i 3,9 punti, che scendono sotto i due se si considera anche la Fds
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lunedì 11 ottobre 2010

Trend elettorali - coalizioni


Qui di seguito riportiamo due grafici con diversi tipi di coalizione.
Nel I c'è uno scenario alla 2006, cioè centrodestra e centrosinistra al gran completo (con l'esclusione solo delle forze più estremiste come FN o PCL).L' Api di Rutelli viene considerata nel csx mentre Mpa e tutti gli altri centristi nel cdx.
Nel II grafico invece le classiche coalizioni riportate nei vari rilevamenti BiDiMedia.
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domenica 10 ottobre 2010

Trend elettorali - partiti minori

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sabato 9 ottobre 2010

Le nuove stelle della politica internazionale - Marina Silva


Al primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane per la coalizione di Lula qualcosa non è andato per il verso giusto. La delfina di Lula, Dilma Rousseff, contrariamente alle previsioni non è difatti riuscita a vincere già al primo turno. Il fattore che ha fatto sballare i conti e mandato lo champagne di traverso a Lula e Dilma ha nome e cognome: Marina Silva. La candidata dei Verdi ha difatti raggiunto un sorpendente 19% , quasi il doppio rispetto a quanto le davano i sondaggi, rubando molti consensi alla Rousseff e costringendola così al ballottaggio contro il conservatore José Serra. Chi è questa cinquantenne che ha rovinato la festa a Lula? Marina Silva nasce l'8 Febbraio 1952 in una famiglia di 11 fratelli e trascorre l'infanzia nella più assoluta indigenza in una palafitta in un villaggio dello stao Acre. A 16 anni Marina diventa orfana e, ancora analfabeta si trasferisce a Rio BranGrassettoco, capitale dello stato dove approfitta del programma di alfabetizzazione stabilito dalla giunta militare, si converte al cattolicesimo e comincia a lavorare come donna di servizio. Negli anni '80 Marina completa il ciclo di istruzione laureandosi in storia, si sposa con Fabio de Lima, con cui avrà ben 4 figli, lavora come insegnante e comincia la carriera politica nelle fila del "Partito dei Lavoratori" fondando la sezione locale del sindacato. Nel 1988 viene eletta consigliera comunale del "Partito dei Lavoratori" a Rio Branco. Due anni più tardi Marina venne eletta deputata e nel 1994 entrò al senato federale in rappresentanza dello stato di Accra. Durante i 9 anni passati al senato federale Marina si distinse come portatrice delle istanze dell'Amazzonia e si battè con vigore contro le politiche di deforestazione e a favore di uno "sviluppo sostenibile". La sua intensa attività in difesa dell'ambiente e della natia Amazzonia la portarono in breve al vertice del dipartimeno ambientale del "Partito dei Lavoratori" e quando Lula divenne presidente nel 2003 la sua nomina al dicastero dell'ambiente era praticamente ovvia. Sebbene la Lula la confermò senza problemi nel 2007 i mandati della Silva al dicastero dell'ambiente furono oltremodo problematici in quanto spesso le sue politiche di protezione ambientale cozzavano con interessi economici e più volte entrò in contrasto con altri membri dell'esecutivo e con lo stesso Lula. Il membro dell'esecutivo Lula a lei più ostile era proprio Dilma Rousseff, all'epoca ministro per l'energia e le miniere che cercò in ogni modo di bloccare i suoi progetti di ampliamento delle aree protette in Amazzonia. Le critiche alla Silva però non venivano solo dalla parte moderata della coalizione lulista ma pure dagli ambientalisti più radicali che denunciavano come le operazioni della polizia federale contro il disboscamento illegale in Amazzonia fossero insufficienti a fermare il preoccupante fenomeno. I continui contrasti con Lula e Dilma Rousseff, oltre che con diversi governatori del "Partito dei Lavoratori" che mettevano costantemente i bastoni fra le ruote alle sue politiche ambientaliste, alla fine al persusero a lasciare il posto di ministro. La goccia che fece traboccare il vaso fu la designazione di Reoberto Unger come responsabile per il progetto di "sviluppo sostenibile" per l'Amazzonia, posto che la Silva riteneva suo di diritto in quanto cresciuta in Amazzonia. Nell'agosto 2009 la Silva lasciò definitivamente il partito per aderire ai Verdi e contemporaneamente annunciò la conversione dal cattolicesimo alla chiesa evangelica. Il suo nome nel frattempo viene posto in cima alla lista dei potenziali candidati Verdi alla presidenza. La candidatura di Marina è ufficializzata il 16 Maggio 2010 e sceglie come candidato vice il milionario ecologista Guillermo Leal. Il risultato di Marina Silva il giorno delle elezioni è oltre le aspettative. Marina raggiunge un insperato 19% e costringe Dilma Rousseff al ballottaggio. La Silva è riuscita abilmente a sottrarre consensi religiosi alla sua ex compagna di partito spostando l'attenzione sulla bioetica e dipingendo la Rousseff come un'abortista favorevole ai matrimoni gay. La Rousseff ha respinto le insinuazioni della campagna della Silva riguardo le sue posizioni sulla bioetica ed ha rimarcato gli ottimi rapporti dell'amministrazione Lula sia con la chiesa cattolica che con le chiese evangeliche. Evidentemente però le smentite della Rousseff non hanno convinto l'elettorato più religioso, sia cattolico che evangelico, che ha preferito rivolgersi alla Silva. Le posizioni conservatrici della Silva sulla bioetica le sono però costate diverse critiche, anche molto aspre, all'interno del movimento Verde che invece mantiene posizioni favorevoli alla piena legalizzazione dell'aborto e delle unioni civili per le coppie omosessuali. Ora Marina ha ottenuto quello che voleva, costringere Dilma al ballottaggio, Nel fronte lulista, nonostante il forte vantaggio della Rousseff serpeggia un certo nervosismo proprio dovuto ai voti cristiani persi negli ultimi giorni della campagna elettorale a favore della Silva che potrebbero andare a Serra. Addirittura sembrava ad un passo l'accordo diretto tra il partito Verde e Serra ma alla fine Marina ha preferito dichiarare neutralità sul secondo turno lasciando comunque ai singoli tesserati la possibilità di appoggiare l'uno o l'altra. Marina Silva quindi si trova nella scomodissima posizione di ago della bilancia e potrebbe portare a termine la tanto agognata vendetta nei confronti dei lulisti. E' solo un "fuoco di paglia" oppure per Marina si avvia un ruolo di primo piano nella politica carioca? Ai posteri l'ardua sentenza

Giovanni Rettore
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giovedì 7 ottobre 2010

Trend elettorali - principali partiti

Qui di seguito un grafico dell'evoluzione del consenso dei principali partiti italiani nelle medie mensili dei dati BiDiMedia
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mercoledì 6 ottobre 2010

Situazione dei sondaggi politici al 6 ottobre 2010

Dopo la pausa estiva sono usciti molti sondaggi, a volte molto diversi tra di loro: vediamo di fare un po' di chiarezza.

Sondaggi migliori per il centrodestra: Crespi e Piepoli (45%), euromedia (44,8%)
Sondaggi peggiori per il centrodestra: Swg (41,5%), Ipsos (42,1%)

Sondaggi migliori per il centro: crespi (15,1%) ipr (14,5%)
Sondaggi peggiori per il centro: euromedia (9,2%) piepoli (10,5%)

Sondaggi migliori per il centrosinistra (escluso Grillo): ipsos (40,3%) swg (40,5%) e euromedia (41,3%)
Sondaggi peggiori per il centrosinistra (escluso Grillo): crespi (36,2%), ipr (37%)

Come si può osservare il centro (Fli, Udc, Api e Mpa) varia tra il 9% ed il 15%, comunque essenziale per bloccare il senato in caso di elezioni future.
Il centrodestra, nel formato Pdl-Lega-La Destra, si trova in una forbice di poco più di 3 punti variando tra il 41,5% e il 45%.
Nel centrosinistra son presenti molti piccoli partiti come Verdi e Psi, non sempre rilevati. Perciò ci possono essere piccole incongruenze tra i vari sondaggi. Anche qui, comunque osserviamo dei dati che variano tra il 36% e il 41% circa.
Da questi dati si osserva che le forbici delle due coalizioni si sfiorano appena, ma non si sovrappongono. Al momento, se alle elezioni si dovesse presentare il Movimento 5 Stelle di Grillo, le possibilità di vittoria del centrosinistra alla camera sono bassissime, quasi nulle.
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domenica 3 ottobre 2010

Elezioni politiche - BidiMedia - 3 ottobre

Precedenti rilevazioni


PDL 29% (-0,2%)
LEGA NORD 11,9% (-0,1%)
LA DESTRA 1,1% (-0,1%)
Totale cdx 42% (-0,4%)

UDC 5,9% (INV)
API 1% (INV))
MPA 0,8% (INV)
FLI 6,1% (+0,3%)
Totale centro 13,8% (+0,3%)

PD 25,5% (-0,2%)
IDV 6,4% (-0,1%)
SEL 4,5% (+0,2%)
RAD 1% (+0,1%)
PSI 0,6% (INV)
VERDI 0,6% (INV)
Totale Csx 38,6% (INV)

FED.SIN. 2% (+0,1%)
M5S 2,7% (+0,1%)

Altri 0,9% (-0,1%)

Eccoci di nuovo qui dopo una pausa di circa due settimane.
Questi ultimi dati ci confermano che è in corso un frequente ping-pong di un certo numero di voti tra il centro ed il centrodestra. In questo caso cala di quasi mezzo punto il centrodestra con tutti i partiti in difficoltà (più o meno leggera). Di ciò se ne avvantaggia FLI che risupera il 6%. Nel centrosinistra primato stagionale di Sel che raggiunge un ottimo 4,5% a scapito soprattutto del Pd che comunque si conferma sopra il 25%. Si apprezzano i partiti fuori dalla coalizione di centrosinistra, come la Fds e Grillo. Camera abbondantemente al centrodestra, senato ancora imballato.


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