lunedì 25 ottobre 2010

Le nuove stelle della politica internazionale - Dmitri Medvedev


Dmitri Medvedev nasce il 14 Settembre 1965 a Leningrado da Anatoly Medvedev, un docente universitario, e Yulia Saposhnikova, una donna di origini ucraine. Vive i primi anni in un sobborgo dell'allora Leningrado e si iscrive a soli 14 alla lega giovanile del partito comunista. Negli anni '80 comincia a frequentare la facoltà di legge a Leningrado, nel 1987 si laurea ed ottiene la specializzazione in diritto privato nel 1990. Tra il 1991 ed il 1996 comincia la sua attività nel mondo della politica e dell'amministrazione lavorando alla commissione per le relazioni internazionali del comune di San Pietroburgo, tornata al vecchio nome dopo lo scioglimento dell'URSS. Quel comitato era presieduto da Vladimir Putin, e risale ad allora il ristretto rapporto tra il tandem che oggi guida la Russia. Negli anni passati a lavorare per la commissione su questa si addensano nubi, nubi legati ad un giro di scommesse clandestine che provocò alcune indagini da parte del consiglio comunale della città. Nel frattempo Medvedev nel 1993 sposa l'amore della sua vita, Svetlana Vladimirovna, rampolla di una potente famiglia militare, dopo una relazione di oltre 10 anni e nel 1995 Svetlana darà alla luce l'unico figlio finora avuto dalla coppia, Ilya. Nonostante lo scandaletto che ha sfiorato la commissione, la carriera professionale di Dmitri Medvedev continua a proseguire a grandi passi. Medvedev lavora nel settore cartaceo, prima con Ilim Pulp Enterprise e poi con la Bratsky LPK. Nel 1999 è l'ora del grande salto nel mondo della politica. L'arrivo di Putin al Cremlino sancisce un grande cambiamento nella politica russa. Putin porta con se tutto il suo "clan" di San Pietroburgo, clan di cui Medvedev è parte integrante ed importantissima. Nel 2000 Medvedev diventa capo della campagna elettorale di Putin per le presidenziali. La schiacciante vittoria ottenuta da Putin sul candidato comunista Zyuganov sancisce il definitivo cambio di potere a Mosca. Putin si mette a smantellare le vecchie oligarchie padrone del paese nell'era di Eltsin e Medvedev è parte integrante del processo. Medvedev viene piazzato nel consiglio di amministrazione della Gazprom. Nei cinque anni passati nel consiglio di amministrazione del colosso del gas, di cui due da presidente, Medvedev, in coppia con Alexei Miller, ha smantellato il sistema corrotto e truffaldino della precedente amministrazione ed ha rilanciato l'azienda statale, facendola diventare l'arma principale di Putin, l'arma grazie a cui lo "zar" ha fatto tornare la Russia uno degli attori principali nello scacchiere internazionale. Nel 2005, a seguito di un rimpasto nel governo di Fradkov, Putin chiama Medvedev a collaborare al governo federale. Per Medvedev la prestigiosa poltrona di vice-primo ministro, poltrona che deve condividere con Sergei Ivanov potente ministro della difesa ed all'epoca favorito per la successione a Putin. Vladimir Putin difatti non può chiedere un terzo mandato nel 2008 e quindi si scatena il toto-delfino. Comincia quindi la "sfida" interna tra i due vice-premier, da tutti visti come i favoriti. Ivanov, avendo tenuto a lungo la poltrona di ministro degli esteri, è inizialmente favorito proprio per la sua maggior fama internazionale. I partiti della coalizione putiniana sono però scettici su Ivanov e preferiscono il giovane Medvedev, che potrebbe simboleggiare la definitiva rottura con il PCUS. Medvedev infatti non ha mai avuto rapporti diretti con la nomenklatura comunista, se non la semplice militanza nella formazione giovanile. Ivanov invece ha servito nel KGB insieme a Putin ed ha legami pure con la disastrosa presidenza di Eltsin. I pronostici vengono quindi stravolti, e Medvedev diventa ufficialmente "il delfino di Putin" a fine 2007. Nel 2008 la strada verso il Cremlino per il "delfino dello zar" è praticamente spianata. I rivali in campo sono assolutamente risibili, i più "forti" erano Gennady Zyuganov, leader del vecchio PCUS divenuto Partito Comunista Russo, e Vladimir Zhirinovski, ultranazionalista alleato di Eltsin. Medvedev vince a valanga ottenendo il 70% dei suffragi contro il 18% di Zyuganov ed il 9% di Zhirinovski. Le polemiche della stampa estera non mancano. Le polemiche si concentrano sulle mancate candidature dell'ex premier Mikayl Kasianov (noto in Russia come "Mischa 2%" a causa di uno scandalo di corruzione che nel 2004 causò la sua cacciata dal governo. Fondamentalmente "l'eroe" dell'opposizione anti-putiniana quand'era ministro delle finanze si prendeva il 2% sulle "commissioni" illegali. Questo per far capire come in Russia la realtà sia ben diversa da come la dipingono i media e chi siano in realtà gli eroici oppositori di Putin NDA) e l'ex campione di scacchi Garry Kasparov la cui candidatura e formazione politica, che comprendeva pure un partito bolscevico, era caldeggiata dal dipartimento di stato americano che finanzia il suo think-tank e dai vecchi oligarchi in esilio, sempre per la serie "l'eroica opposizione a Putin". Subito dopo l'elezione Medvedev nominava Putin come primo ministro, facendo così capire che "lo zar" sarebbe rimasto una delle massime figure del governo russo. Subito la strada per il nuovo inquilino del Cremlino si rivela irta di ostacoli. Nel primo anno di presidenza deve prima affrontare il conflitto con la Georgia, dopo un "golpe colorato" in mano al filoamericano Saakashvili, ed il riaccendersi dei contrasti con Stati Uniti ed Israele, accusati di armare ed addestrare le truppe georgiane. Quindi la crisi finanziaria che ha colpito anche la Russia, andata in recessione dopo quasi dieci anni di crescita al 9% ininterrotta. Nel corso della presidenza Medvedev s'è impegnato in una lotta alla corruzione ed in una profonda riforma della pubblica amministrazione con introduzione della digitalizzazione. Tra gli altri obiettivi del presidente anche una progresiva privatizzazione dei colossi di stato e l'abbassamento del prezzo del petrolio. In politica estera la "dottrina" di Medvedev consiste nel favorire l'avvento del mondo multipolare e recuperare l'egemonia sull'Europa Orientale. Medvedev ha più volte detto che intende prima o poi porre fine alla transizione e rompere il monopolio di "Russia Unita". L'occasione per una rottura del monopolio del partito egemone potrebbe arrivare già alle presidenziali del 2012. I rapporti tra Putin e Medvedev si sono infatti assai raffreddati. Medvedev ha tutte le intenzioni di restare al Cremlino mentre Putin avrebbe voglia di uscire dall'ombra a cui il ruolo di "primo ministro" lo costringe. L'ultimo di una serie di contrasti tra i due, già emersi riguardo i rapporti con Georgia ed Iran, è arrivato dopo la rimozione del sindaco di Mosca, Yuri Luzkov, accusato da Medvedev di corruzione. La rimozione da parte del Cremlino di uno dei più potenti alleati di Putin non è piaciuta al clan del premier che vede con sospetto anche la formazione attorno a Medvedev del comitato "Russia Futura", che potrebbe essere l'embrione di un futuro partito alternativo a "Russia Unita" e al blocco putiniano. In una Russia che, dopo lo stop del 2008, ha ripreso a crescere in maniera vigorosa e che cova malcelati sogni di egemonia sull'Europa dell'est, e non solo, potrebbe inscenarsi una imprevista lotta "in famiglia". Putin e Medvedev l'uno contro l'altro a contendersi il Cremlino, è questo lo scenario che si prepara per il 2012? L'allievo sfiderà il maestro e romperà il blocco monolitico di "Russia Unita" costruendo una reale alternativa al fronte putiniano, alternativa oggi non possibile?

Giovanni Rettore

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