giovedì 3 giugno 2010
Le nuove stelle della politica italiana - Roberto Cota
E’ riuscito ad imporsi al termine di una sfida serrata giocata voto su voto in una regione storicamente in bilico e contro una presidente uscente agguerrita e pugnace. La vittoria più bella e sudata delle recenti elezioni regionali porta il volto giovane e fresco di Roberto Cota, che in Piemonte ha sconfitto, contro tutti i pronostici, Mercedes Bresso. Nato a Novara il 13 Luglio 1968, il giovane Roberto consegue la maturità classica al liceo”Carlo Alberto” e successivamente si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza, dove si laurea con il massimo dei voti. Risale al 1990, invece, la folgorazione sulla via del “Piemont liber” scattata dopo aver letto un’intervista rilasciata da Umberto Bossi a Panorama. All’epoca la Lega a Novara si riuniva in un sottoscala di un bar e poteva contare su appena cinque iscritti ma il neo avvocato diventa subito segretario cittadino, carica che mantiene fino al 1993, quando tenta la prima avventura elettorale candidandosi al consiglio comunale di Novara. Eletto nell’assise cittadina, il neo consigliere comunale viene nominato assessore alla cultura. Dopo anni di dura militanza e comprovata capacità amministrativa, il partito decide che sarà lui a scendere in campo per conquistare la poltrona di sindaco. Nonostante una campagna elettorale condotta con costanza e dedizione in mezzo alla gente, il test elettorale sancisce la sconfitta del candidato leghista, che rimane in consiglio comunale assumendo l’incarico di capogruppo del Carroccio. Nel 1999 assume l’incarico di segretario regionale del movimento fondato da Bossi mentre nel 2000 viene nominato segretario regionale della Lega Nord Piemont. Presidente del consiglio regionale durante la giunta Ghigo, il volto buono della Lega si candida nelle liste del Carroccio in occasione delle elezioni politiche del 2001. Eletto in Parlamento, entra a far parte della compagine governativa occupando l’importante casella di sottosegretario alle Attività produttive nei governi Berlusconi II e Berlusconi III. Nel 2006 si impegna nella guerra ai marchi falsificati in qualità di alto commissario per la lotta alla contraffazione. Il brillante Roberto non disdegna il ritorno al suo mestiere originario e nel 2005 difende in tribunale alcuni militanti leghisti coinvolti in azioni finite nel mirino della magistratura, fra cui le camice verdi di Borghezio, accusate di aver dato fuoco ai materassi dove dormiva un gruppo di immigrati senza tetto a Torino. Leghista dai toni pacati e dai modi decisi, l’ex segretario regionale della Lega piemontese è particolarmente attivo sul tema dell’immigrazione. E’ il caso della manifestazione di protesta svoltasi il 17 Novembre 2001 contro il giorno di festa del Ramadan concesso da un scuola di Ceva, in provincia di Cuneo. Ferma opposizione anche alla proposta di coinvolgere tedofori extracomunitari nel percorso finale compiuto dalla fiaccola olimpica in vista della celebrazione dei Giochi invernali a Torino. Fra le battaglie politiche che lo vedono protagonista c’è anche quella finalizzata ad impedire l’approvazione della legge sulla libertà religiosa avanzata dal governo Prodi. “Si tratta di una legge molto pericolosa – spiega l’esponente leghista – non si può concedere a qualcuno il diritto di non rispettare le nostre regole e di disintegrare il nostro sistema di valori”. La svolta arriva all’indomani delle elezioni politiche del 2008, quando Pdl e Lega tornano al governo dopo la breve quanto infruttuosa parentesi del centrosinistra. Il parlamentare piemontese viene nominato capogruppo della Lega alla Camera. Da quel momento è un crescendo di interviste, dichiarazioni e ospitate in tv. Calmo, riflessivo, poco incline alle risse, al numero uno della consistente pattuglia leghista a Montecitorio spetta il compito di difendere a spada tratta i provvedimenti dell’esecutivo. Nell’ottobre del 2008 si fa promotore di una proposta di legge volta ad introdurre nel sistema scolastico italiano le classi d’inserimento riservate ai bambini stranieri che non conoscono ancora la lingua italiana. Sempre a proposito di scuola, è sua l’idea di introdurre l’insegnamento dei dialetti locali in classe. L’attivismo e la competenza dimostrate nell’attività politica portano Cota ad essere uno dei nomi più gettonati in vista delle elezioni regionali in Piemonte. Raggiunto l’accordo sul suo nome, l’astro nascente del Carroccio parte subito con la campagna elettorale, consapevole di un compito a dir poco arduo, ovvero scalzare la zarina Mercedes Bresso dalla presidenza della regione. Incentivi alle aziende che assumono, riduzione dei costi della politica, riduzione delle liste d’attesa con conseguente taglio degli sprechi, potenziamento delle infrastrutture e netto appoggio alla realizzazione della Tav. Sono questi alcuni dei capitoli che costituiscono il perno del programma messo a punto dal candidato governatore del centrodestra, che incentra gran parte della propria campagna elettorale sul tema della sicurezza promettendo una nuova legge sulla polizia locale ed investimenti sulla formazione professionale, maggiore sicurezza nelle scuole mediante lo stanziamento di nuove risorse, più tutela per i cittadini attraverso un nuovo “Patto per la sicurezza”. Partito tutt’altro che favorito, il capogruppo della Lega alla Camera decide di sfidare apertamente il governatore in carica in tre faccia a faccia, caratterizzati da toni serrati ma imperniati su temi concreti. Grazie all’apporto di Silvio Berlusconi, che fa tappa due volte a Torino, il volto buono della Lega riesce ad imporsi sulla coalizione avversaria al termine di un testa a testa che si protrae per l’intera durata dello scrutinio. Appena insediatosi, Cota dà vita alla giunta regionale più giovane d’Italia, caratterizzata da un’età media di poco superiore ai 40 anni. Nemmeno il tempo di partire e il neo governatore procede al taglio delle auto blu ed alla diminuzione degli emolumenti di assessori e consiglieri. Se il buongiorno si vede dal mattino, il primo presidente leghista del Piemonte promette scintille.
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