lunedì 23 luglio 2012

Berlusconi, psicoanalisi di una sconfitta

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Il ritorno di Berlusconi è un investimento. La sua prossima campagna partirà il gorno dopo la sua sconfitta elettorale e finirà con le elezioni successive. Con l'insediamento del prossimo esecutivo, smetterà di inseguire l'avversario e tornerà a dettare ritmo e agenda come un tempo. Farà di tutto per mettere a nudo le eventuali debolezze dell'eventuale prossimo governo di centrosinistra, le sue divisioni interne, le sue incertezze. Cercherà di approfittare di un eventuale peggioramento delle condizioni economiche del paese per tornare alla ribalta con messaggi del tipo: "lo spread non era colpa mia", "la sinistra deve chiederci scusa", "non sanno governare", "sanno fare solo la morale". Insomma, Berlusconi è caduto nel peggiore dei modi possibilie e, se potesse, farebbe cadere il prossimo esecutivo in un modo altrettanto traumatico.

Ha cambiato strategia, non potendo più creare la realtà a suo piacimento, si adatta ad essa. Ha ridimensionato le proprie aspettative. Prenderà il suo caro 18-23% e tornerà ad influenzare in prima persona ogni processo decisionale della vita politica italiana. Ha vinto tante volte grazie alle sue doti da stratega e da domani, proprio grazie a queste, passerà dalla creazione della realtà alla sua pedissequa interpretazione.

Non lo scopriamo mica oggi. Berlusconi ha vinto perché in tutti questi anni è riuscito nell'impresa di far vergognare la sinistra di esser tale. Ha vinto perché ha modellato l'opposizione a suo piacimento. Perché è stato rimosso come un pensiero scomodo, represso come una pulsione libidica e scisso in due come una mela: una parte buona da negare ed una cattiva da frammentare e allontanare da sé nello spazio e nel tempo. Berlusconi è stato affrontato così come un soggetto in posizione schizo-paranoide farebbe. La sinistra italiana ha evitato il "problema Berlusconi" ed ha preferito attaccare l'esistenza stessa di un personaggio del genere piuttosto che studiarlo ed accettarlo in quanto tale. Tanto per capirci, come il frutto della più lucida e spudorata realtà. La realtà di tutti i giorni.

Non è stato soltanto il politico più influente e carismatico che gli italiani abbiano mai avuto. Ha letteralmente occupato tutte le posizioni di rilievo esistenti all'interno della società italiana. È stato il nostro datore di lavoro, la nostra guida, il nostro mentore, il nostro allenatore, il nostro cannoniere, il nostro migliore amico, nostro padre, la nostra rockstar preferita. Ha ricoperto tutti i ruoli possibili. È diventato una nostra proiezione. Ha perso la sua parte umana. È diventato il frutto dell'attività proiettiva tanto dei suoi sostenitori quanto dei suoi oppositori. Da un lato Dio e dall'altro Satana. Il delirio collettivo di un popolo malato, provato da anni di tensioni, stragi, omicidi di stato, bombe in piazza e mafia fattasi costume.
Berlusconi è il crash emotivo che dà il colpo di grazia ad una psiche collettiva troppo provata. Rappresenta il secondo evento caratterizzante di un trauma bifasico da trattare o con l'autoanalisi o con la psicoanalisi (o in entrambi i modi). È un'esperienza impossibile da dimenticare, in grado di nascondere la realtà a milioni di persone come solo un illusionista sa fare: 20 anni di declino economico, culturale, politico e sociale adombrati dalla sua sola presenza. L'intrattenitore di un intero popolo. L'ossessione e la compulsione che libera dall'ansia le genti.


Uno come Berlusconi, con la sua forza prorompente, potrebbe tornare. Uno come lui e non lui, però. Dopo anni di conflitti esasperanti è diventato un pensiero troppo scomodo. Il motivo di litigio tra gli amici per eccellenza. La causa della divisione tra gruppi. Totem e Tabù al tempo stesso. In parole povere, non ha  speranze. Vincerebbe solo se tornasse in salsa socialista o pirata, così come seppe fare nel '94 con la sua 'rivoluzione liberale', legittimata dall'esperienza reaganiana-thatcheriana. Dovrebbe presentarsi come il suo esatto opposto e temo che anche lui abbia dei limiti.

Come se non bastasse, non potrà più imbastire alleanze vincenti. L''altra destra' ha già preso le distanze e cercerà di camminare con le proprie gambe. Dovrà creare un centrodestra all'interno del centrodestra. Dovrà simulare una mini coalizione composta da anime diverse tra loro: quella peronista, quella liberale, quella post-fascista, quella democristiana e quella liberal-socialista. Dovrà spaccare il suo partito per renderlo un'alleanza composita, con un'offerta programmatica completa. Tutto o quasi dipenderà dal tipo di legge elettorale che verrà votato nelle prossime settimane in parlamento. Qualora venisse approvata l'introduzione di un premio di maggioranza per la coalizione vincente e non per il primo partito, sarebbe tutto più semplice. Un assist incredibile.

L'idea di una nuova Forza Italia è semplicemente geniale proprio per questo motivo. Sancisce - attraverso un mea culpa grande come una casa - la fine del partito, della sua egemonia a destra e nel paese. Un partito che perde consensi come il PdL, deve far sì che al suo interno possano esprimersi tutte le anime e le correnti, in modo tale da ripristinare un ordine che tenga conto di quelle che sono le preferenze dell'elettore di centrodestra. In questo modo potrà passare da un misero 20% ad un più che dignitoso 17% (Nuova Forza Italia) + 5% (Nuova Alleanza Nazionale) + 1% (Nuova Democrazia Cristiana).

Insomma, il ritorno di Berlusconi porta con sé almeno due notizie, una buona e una cattiva. Quella buona è che Berlusconi è sicuramente sul viale del tramonto, quella cattiva è che ha sempre amato la vita notturna. Ahilui e ahinoi.


Luigi De Michele




Luigi De Michele

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