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Quando si guarda
al nazismo si pensa ad un fenomeno politico esploso all’improvviso, violento ed
estraneo alla società civile tedesca: una sorta di virus che infettò la Germania
e che col tempo fu debellato. Così facendo si tenta di renderlo alieno dalla natura umana,
ma la realtà è più complessa.
L’unico modo
per evitare il ripetersi di fenomeni simili è analizzarli senza pregiudizi
morali o politici, e questo è quello che cercheremo di fare.
Uno dei falsi miti da sfatare sul conto del NSDAP (Partito
Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori) è che abbia preso il potere
inaspettatamente, in un improvviso momento di follia e disperazione
dell’elettorato.
Le origini
del consenso del NSDAP affondano nella crisi iperinflazionistica del 1922-23,
nel progressivo sfaldamento dell’elettorato dei partiti tradizionali della
debole repubblica di Weimar e nell’instabilità politica, tutti processi già in atto
dagli inizi degli anni ’20. Molti anni prima del primo governo Hitler (1933).
Il sistema
elettorale proporzionale senza sbarramento, in uso nella repubblica di
Weimar, costringeva a formare governi di
larghe intese, generalmente instabili, che penalizzavano elettoralmente i
partiti più moderati. Inoltre la costituzione
che conservava ancora retaggi del governo del Kaiser, tra cui un forte accentramento del
potere, fu terreno fertile per lo sviluppo di un totalitarismo.
Nel 1919 viene fondato il DAP, precursore del NSDAP. Nello stesso
anno si tengono le prime elezioni della repubblica di Weimar , vinte dall’SPD (Partito socialdemocratico di Germania) che
conquista il 37,9%
dei voti, percentuale non sufficiente alla creazione di un governo.
Per questo
motivo si giunge ad un governo di larghe
intese, che causerà un tracollo
dell’SPD alle elezioni successive (-16%). Da notare che il DNVP, partito di estrema destra,
ottiene ben il 10,3%.
Tale risultato al voto dell’anno seguente crescerà ulteriormente (+4,8%), a
testimonianza che già nel ’19 esisteva
una forte tradizione nazionalista, populista, xenofoba e anticomunista.
Il già citato
sistema elettorale porta a governi molto
instabili: se ne succedono 8 tra il ’20 e il ’24. Intanto Hitler con grande
abilità politica rafforza il NSDAP a
tal punto che nel ’23 (dieci anni prima del suo trionfo elettorale) gode di
sufficiente supporto per organizzare il fallito “putsch della birreria”. Sbarratagli la via insurrezionale, Hitler tenta la strada
elettorale.
La scadenza
elettorale più prossima sono le elezioni del ’24, a cui NSDAP partecipa
in una coalizione nazional-populista che faceva dell’opposizione al trattato di
Versailles (condizioni di resa della Germania dopo la 1^guerra mondiale) il suo
cavallo di battaglia. La coalizione raggiunge il 6,5%
dei consensi. Intanto il DNVP raggiunge percentuali ragguardevoli, 19,5% (+4,4%),
portando la somma dei voti dell’ultradestra al 26%, al netto dei molti micro-partiti
di estrema destra.
A questo
punto dobbiamo sfatare un altro luogo comune: ci si immagina spesso l’elettore
nazista come un emarginato, un reietto ,una persona lasciata indietro dalla
fantomatica onda del progresso. Eppure stando a molteplici e autorevoli studi, svolti
dagli anni ’50 in poi, l’elettore
nazista tipo era un giovane, medio-piccolo borghese, anticomunista, protestante,
proveniente da zone rurali o da piccole città, insomma il tipico cittadino
tedesco.
Successivamente
il NSDAP tentò di proporsi come Volkspartei
(partito del popolo) redigendo, durante il congresso del ’21, un documento che
poneva al centro del progetto nazionalsocialista la piccola borghesia (kleinbürgertum)
e la classe media (Mittelstand). La confusione circa l’elettorato nazista è
dovuta al fatto che l’NSDAP ha cambiato e allargato l’elettorato di riferimento
(dai soldati delusi, agli operai , infine alla classe media) nella sua
pluridecennale storia, possibilità garantitagli anche dalla vaghezza che
caratterizza l’ideologia NazionalSocialista. La stabilità del fenomeno nazista
si può riscontrare anche nel lento e omogeneo aumento di tesserati (circa +1,5% al mese fino al 1930).
Finita la
crisi iperinflazionistica, segue un periodo di apparente stabilizzazione: si
tengono altre due elezioni (Dicembre 1924 e nel’28) e si avvicendano 5 governi di centro-destra. Nel ’29 scoppia una crisi globale che porta
la Germania a livelli di disoccupazione e povertà mai sperimentati prima che il
governo di centrodestra Bruning cercò di arginare con una cura liberista di
stato minimo. Fu allora che la situazione subì un drastico peggioramento.
Le elezioni
del 1930 sono il punto di svolta per
l’NSDAP che conquista il 18,3%, comunque due punti meno del DNVP
nel dicembre’24. Le ragioni di questo exploit, che ha generato la falsa
credenza di un rapida ascesa del nazismo, stannonell’aumento del 6,2% (4,2 milioni di voti) dell’affluenza ( a vantaggio dei partiti antisistema, dei quali 1,7
milioni costituiti da primi elettori, gruppo sociale molto favorevole all’NSDAP),
nella perdita di 2 milioni di voti dell’estrema destra del DNVP, nonché nella
crisi dilagante che portava milioni di tedeschi alla disperazione.
Le elezioni
del luglio ’32 sono un trionfo
nazista: Hitler conquista il 37,8%(+19%), risultato spiegabile con due
anni di governo Bruning e i suoi provvedimenti liberisti, a cui Hitler opponeva
politiche economiche espansive e politiche estere aggressive. Anche in queste
elezioni l’affluenza aumenta (+2milioni di voti) e gli altri partiti di destra,
più o meno moderati, perdono 1,5 milioni di voti.
Spesso si
imputa il successo elettorale dei nazisti alla violenza e coercizione da loro
esercitata, discolpando così gli elettori; ma è bene sapere che la scena politica
di Weimar era fin dalla nascita teatro di violenze, omicidi e attentati, mai
stati prerogativa del solo NSDAP.
Nonostante l’ottimo
risultato elettorale, i nazisti non
possono creare un governo. A riprova che l’ascesa del nazismo non è una
crescita folle e inarrestabile, alle elezioni successive (Novembre 1932) l’NSDAP
perde 2 milioni di voti (-4,2%)
che vengono riguadagnati dal DNVP.
Eppure è questo il punto di non ritorno. L’NSDAP partecipa alla formazione di un
governo conservatore. Hitler sfrutta la posizione di potere e le organizzazioni
paramilitari affiliate al NSDAP per perseguitare i suoi oppositori e per
influenzare le elezioni del 1933 che vedono un vittoria assoluta dei nazisti.
Pur ottenendo il 43,9% Hitler non riesce
a creare un governo, se non con il supporto del DNVP. Con i voti del Zentrum (11,9%, 70 seggi), partito di centro cattolico, passa il “decreto pieni
poteri” a favore del Cancelliere.
E’ iniziata la dittatura Nazionalsocialista.
Edoardo Giorgetti