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Non ci nascondiamo dietro ad un dito: non è stato il solito Renzi, brillante, guascone e capace di scorribande imprevedibili.
Del resto a lui bastava non perdere. E così è stato.
Comunque, sta sempre sul pezzo ed è apparso il più concreto dei tre, sfornando dati ed esempi concreti. Come sempre, è stato capace di andare oltre la cerchia dell’elettorato tradizionale della sinistra, intercettando il sentiment di molto elettorato di frontiera.
Formidabile sulla tassa patrimoniale, nel passaggio dove ha rigettato ogni ipotesi di tassazione in assenza di una maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione. Timido sui diritti civili.
Interessante il suo approccio con gli avversari, di cui ha tessuto spesso le lodi (“Come ha detto Pippo”, “Sono d’accordo con Gianni” ed altro ancora), depotenziandone così il messaggio.
Postura presidenziale. Forse troppo.
Voto 6,5 LEADER IN PECTORE.
3) PIPPO CIVATI
Brillante. Spigliato. Reattivo ed imprevedibile. La battuta sempre pronta.
Si è giocato molto bene le sue carte di outsider, peraltro, assai premiate dal formato televisivo.
Parla ad un certo elettorato radicale di sinistra ed, in parte, al mondo grillino. Programmaticamente è apparso quasi un liberal, con aperture forti su mercato, concorrenza e diritti civili.
Insomma, una specie di fotocopia del Renzi del 2012, ma più spostato a sinistra.
Non aveva nulla da perdere ed ha agito a briglia sciolta: i risultati si sono visti, considerato che tutti gli instant polls lo danno come il vincente del confronto.
Molto fashion nell’abbigliamento e nella barba incolta, che ha mietuto vittime nell’elettorato femminile.
Voto 7,5 SORPRENDENTE
Federico Guidoni – P.R. Research Servizi e Consulenza Elettorali
Comments
1) GIANNI CUPERLO
Soffre il formato e va spesso e volentieri fuori tempo. Robotico e sempre serioso. Sicuramente preparato e colto, ma troppo dottorale ed assertivo.
Delinea uno schema classico di vecchia sinistra “tassa e spendi” ed invoca addirittura il ritorno delle pubblicizzazioni in numerosi servizi. Sforna iperboli eccessive e di difficile percezione per il vasto pubblico televisivo.
Insomma, non si scrolla di dosso la nomea e l’aurea di uomo di apparato in stile sovietico e, quando ha tentato di affonda il colpo su Renzi, è stato respinto con perdite (come sul presidenzialismo).
Parla al cuore rassicurante dei militanti, delineando una prospettiva difensiva e di conservazione dell’esistente.
Cravatta da rivedere.
Voto 5 di incoraggiamento GRIGIO.
2) MATTEO RENZI
Soffre il formato e va spesso e volentieri fuori tempo. Robotico e sempre serioso. Sicuramente preparato e colto, ma troppo dottorale ed assertivo.
Delinea uno schema classico di vecchia sinistra “tassa e spendi” ed invoca addirittura il ritorno delle pubblicizzazioni in numerosi servizi. Sforna iperboli eccessive e di difficile percezione per il vasto pubblico televisivo.
Insomma, non si scrolla di dosso la nomea e l’aurea di uomo di apparato in stile sovietico e, quando ha tentato di affonda il colpo su Renzi, è stato respinto con perdite (come sul presidenzialismo).
Parla al cuore rassicurante dei militanti, delineando una prospettiva difensiva e di conservazione dell’esistente.
Cravatta da rivedere.
Voto 5 di incoraggiamento GRIGIO.
2) MATTEO RENZI
Non ci nascondiamo dietro ad un dito: non è stato il solito Renzi, brillante, guascone e capace di scorribande imprevedibili.
Del resto a lui bastava non perdere. E così è stato.
Comunque, sta sempre sul pezzo ed è apparso il più concreto dei tre, sfornando dati ed esempi concreti. Come sempre, è stato capace di andare oltre la cerchia dell’elettorato tradizionale della sinistra, intercettando il sentiment di molto elettorato di frontiera.
Formidabile sulla tassa patrimoniale, nel passaggio dove ha rigettato ogni ipotesi di tassazione in assenza di una maggiore efficienza della Pubblica Amministrazione. Timido sui diritti civili.
Interessante il suo approccio con gli avversari, di cui ha tessuto spesso le lodi (“Come ha detto Pippo”, “Sono d’accordo con Gianni” ed altro ancora), depotenziandone così il messaggio.
Postura presidenziale. Forse troppo.
Voto 6,5 LEADER IN PECTORE.
3) PIPPO CIVATI
Brillante. Spigliato. Reattivo ed imprevedibile. La battuta sempre pronta.
Si è giocato molto bene le sue carte di outsider, peraltro, assai premiate dal formato televisivo.
Parla ad un certo elettorato radicale di sinistra ed, in parte, al mondo grillino. Programmaticamente è apparso quasi un liberal, con aperture forti su mercato, concorrenza e diritti civili.
Insomma, una specie di fotocopia del Renzi del 2012, ma più spostato a sinistra.
Non aveva nulla da perdere ed ha agito a briglia sciolta: i risultati si sono visti, considerato che tutti gli instant polls lo danno come il vincente del confronto.
Molto fashion nell’abbigliamento e nella barba incolta, che ha mietuto vittime nell’elettorato femminile.
Voto 7,5 SORPRENDENTE
Federico Guidoni – P.R. Research Servizi e Consulenza Elettorali