La campagna elettorale per le elezioni Comunali di Milano è stata una corsa a tappe straordinariamente intensa e lunga, sia per il vittorioso centrosinistra che per la nuova opposizione cittadina di centrodestra. Proviamo a ripercorrere, in quattro tappe, questo viaggio e a ricordarne i momenti più importanti.
PRIMA PARTE – LE PRIMARIE
Un anno fa, il 16 giugno del 2010, i quotidiani cominciano a riportare la notizia della candidatura di Giuliano Pisapia, avvocato famoso in tutta Italia ed esponente di quella borghesia di sinistra prettamente milanese, già parlamentare di Rifondazione Comunista dal 1996 al 2006, alle future elezioni primarie della coalizione di centrosinistra in vista delle amministrative 2011. Questo fulmine a ciel sereno coglie alla sprovvista la dirigenza locale del Partito Democratico, all’epoca impegnato a sondare le disponibilità di esponenti della “società civile” milanese ad una futura candidatura. I nomi più gettonati sono Livia Pomodoro, presidente del Tribunale, e Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole24Ore. Anche Pisapia è stato contattato dal PD, ma le attenzioni del principale partito d’opposizione si sono rivolte ad ambienti considerati più “moderati” e accattivanti per l’elettorato centrista. Nasce così l’investitura di Stefano Boeri, architetto ed urbanista, già impegnato nel progetto Expo2015 e in rotta con la Giunta di Letizia Moratti. Sul nome di Boeri si registra un’ampia convergenza della nomenclatura democratica, a partire da Filippo Penati, ex presidente della Provincia sconfitto nel 2009 e nel 2010 alle elezioni per la Regione, da Pierfrancesco Majorino, capogruppo PD in Consiglio Comunale e da Stefano Cornelli, segretario cittadino. Un’ampia convergenza non si osserva invece nella base del Partito, preoccupata dalle passate collaborazioni dell’architetto con la Giunta Moratti e con la cricca delle “Grandi opere” in Sardegna. A infiammare la corsa per le primarie intervengono altre due candidature, quella di Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale e docente dell’Università degli Studi di Milano, e quella di Michele Sacerdoti, ambientalista molto attivo nel panorama cittadino.
Sulle primarie di Milano si accendono i riflettori nazionali, anche per l’interessamento del Presidente pugliese Nichi Vendola, intenzionato a sostenere l’avvocato Pisapia sia per il comune passato di deputati di Rifondazione, sia per l’appartenenza di Pisapia al neonato partito Sinistra Ecologia Libertà fondato pochi mesi prima dallo stesso Vendola. Stefano Boeri, pesantemente attaccato da Onida per le collaborazioni con ambienti malvisti dall’elettorato progressista, deve fronteggiare così anche l’astro nascente di Vendola, in un contesto in cui il marchio del Partito Democratico si rivela un ingombro più che un vantaggio. Il 6 novembre 2010, in un Teatro Dal Verme talmente pieno da costringere gli organizzatori della serata a installare un maxi schermo nella strada antistante, Pisapia e Vendola ipotecano insieme la vittoria: vince l’avvocato con un discreto 45%, contro il deludente 40% dell’architetto.
Nel centrodestra pochi intanto mettono in discussione la ricandidatura di Letizia Moratti, sindaco uscente, che nel corso del mandato ha progressivamente rinunciato alla vocazione civica esterna ai partiti per giungere a prendere la tessera del Popolo della Libertà. La Lega Nord, e Umberto Bossi in particolare, cercano di alzare la posta in gioco per poter poi rivendicare uno spazio maggiore nella Giunta. Il pessimo risultato elettorale del 2006 ha infatti costretto il partito del senatur a una presenza minima sia in Consiglio Comunale (due soli eletti, di cui uno poi passato all’opposizione) sia in Giunta, dove il PDL ha monopolizzato le poltrone più importanti. Il nascente Terzo Polo sembra orientato fin dal primo momento a una corsa solitaria, anche in polemica con le roventi dichiarazioni del ministro e coordinatore Ignazio La Russa, milanese d’adozione che nella zona di Porta Venezia ha il proprio feudo elettorale.
La vittoria di Giuliano Pisapia sembra creare un grande scompiglio nel centrosinistra: Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia e opinion maker del centrosinistra, nonché sponsor di una improbabile candidatura unitaria PD - Terzo Polo dell’ex sindaco forzista Gabriele Albertini, si dichiara disponibile ad appoggiare una candidatura unitaria di Futuro e Libertà, UDC e Api di Rutelli. In un primo momento sembra che per il Terzo Polo possa scendere in campo lo stesso Gabriele Albertini, ma il suo legame profondo con Silvio Berlusconi gli impedisce di operare quello che, a livello nazionale, rischierebbe di essere etichettato come “tradimento”.
Dentro il centrosinistra inizia intanto un processo rischioso: la dirigenza milanese del Partito Democratico si dimette in blocco dopo la sconfitta del “candidato ufficiale” alle primarie. La base e i militanti rifiutano questo processo che rischierebbe di indebolire il partito alla vigilia di una campagna elettorale difficilissima e la “triade” democratica ritira le dimissioni. Intanto Giuliano Pisapia inizia un lavoro di costruzione dell’alleanza progressista, logorata dagli anni del Veltronismo e dalla “vocazione maggioritaria”: richiama l’Italia dei Valori che aveva scelto di non partecipare alle primarie, accoglie la Federazione della Sinistra e chiede ai Radicali di Emma Bonino e Marco Pannela di far parte di un progetto civico di alto profilo. Queste operazioni vanno in porto e comincia a delinearsi una coalizione ampia ma non eccessivamente disomogenea. Nel corso dei mesi si aggiungono anche i Verdi e le due liste civiche “arancioni”: quella del candidato sindaco e quella di Milly Moratti, cognata del sindaco uscente ma da sempre attivista del mondo del volontariato progressista.
La coalizione di centrodestra è impressionante: a fronte di un Governo Nazionale incentrato sull’asse PDL – Lega Nord, a Milano Letizia Moratti schiera anche una risma di liste civiche. “Milano Al Centro” è una lista capeggiata dagli assessori Moioli e Terzi, “Progetto Milano Migliore” è la lista ambientalista dell’ex assessore Croci, padre del famigerato ecopass. A queste si aggiungono le liste di Magdi Allam, la “Destra” di Storace, la lista di Pionati e altre liste minori. La campagna elettorale di Letizia Moratti può avvalersi di un budget pressoché infinito (si parla di 20 milioni di euro) e inizia ricoprendo la città di enormi maxiposter del Sindaco e dei suoi assessori (Alan Rizzi e Maurizio Cadeo su tutti), con una Moratti intenta a rivendicare tutti i “successi” dei suoi 5 anni a Palazzo Marino. A casa di tutti i milanesi arriva una rivista fotografica a colori firmata da Letizia Moratti per spiegare tutte le scelte della Giunta e nelle piazze cominciano ad apparire pagode azzurre con decine e decine di volontari pagati per volantinare tutti i giorni a tutte le ore.
Angelo T.
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