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La campagna elettorale per le elezioni Comunali di Milano è stata una corsa a tappe straordinariamente intensa e lunga, sia per il vittorioso centrosinistra che per la nuova opposizione cittadina di centrodestra. Proviamo a ripercorrere, in quattro tappe, questo viaggio e a ricordarne i momenti più importanti.
Il 15 e il 16 maggio il 67% dei milanesi si reca alle urne, la stessa percentuale che cinque anni prima aveva investito Letizia Moratti alla carica di sindaco con il 52% dei consensi contro l’ex prefetto Bruno Ferrante del centrosinistra fermo al 47%. Ma questa volta l’esito delle urne è sconvolgente: Giuliano Pisapia ottiene il 48% dei voti, a un passo dalla vittoria già al primo turno, mentre Letizia Moratti crolla al 41% con Manfredi Palmeri poco oltre il 5% e Mattia Calise sopra il 3%. Tra i partiti è testa a testa PD – PDL per il primato cittadino, andato al secondo per poche centinaia di voti e con appena il 28%. Crollano le preferenze personali per Silvio Berlusconi, da cinquantatremila a ventottomila. Vola invece Stefano Boeri nel PD con dodicimila preferenze e, a sorpresa, il giovane consigliere uscente Pier Maran conquista il secondo posto con oltre tremilacinquecento preferenze, meglio dei favoriti Monguzzi e Majorino. Negli altri partiti si segnala il flop di Lassini nel PDL, l’ottimo risultato di Salvini nella Lega Nord (che ottiene più preferenze dell’altro candidato alla palma di vice sindaco Riccardo De Corato del PDL) e il primato di Sara Giudice nel Nuovo Polo (ma non viene eletta per il risultato deludente della lista, che porta a Palazzo Marino solo Manfredi Palmeri). Il centrosinistra vince in tutte e nove le zone di Milano, comprese le più difficili (Milano Centro e Zona 2) e già può festeggiare per aver conquistato la maggioranza nei Consigli di Zona. Nel 2006 era finita 8 a 1 per il centrodestra.
Per il centrodestra è uno shock. Fino alla mattina del lunedì ancora in tanti speravano di centrare la vittoria al primo turno grazie alla buona affluenza, ma l’affermazione dell’avvocato è devastante e Letizia Moratti in tarda serata si presenta quasi in lacrime al comitato elettorale. In Corso Buenos Aires, sede del comitato Pisapia, esplode la festa in strada e anche qui le lacrime vanno per la maggiore: lacrime di gioia e incredulità. Poche ore dopo la città è tappezzata da gigantografie dell’avvocato sorridente che ringrazia i cittadini per aver, finalmente, cambiato il vento a Milano.
Giuliano Pisapia convoca i suoi sostenitori al Teatro Smeraldo per riorganizzare le fila in vista del ballottaggio, Letizia Moratti licenzia i suoi spin doctor e richiama il suo uomo di fiducia, Paolo Glisenti, che cinque anni prima l’aveva portata alla vittoria. Al Teatro Smeraldo, il più grande di Milano, la partecipazione è così alta che l’organizzatore Paolo Limonta, fedelissimo di Pisapia, è costretto ad adottare la tecnica da sala cinematografica del “primo e secondo spettacolo”, in modo che tutti i supporter possano partecipare. Parola d’ordine per la campagna elettorale del centrosinistra diventa “creatività”, perché la partecipazione dei volontari è ormai così massiccia che i partiti e i comitati non possono più gestire tutta questa forza ed energia. Il centrodestra, non potendo più difendere il proprio candidato, già inesorabilmente bocciato dai milanesi, sceglie la strada del discredito dell’avversario.
La prima settimana verso il ballottaggio è caratterizzata da un fuoco incrociato di PDL e Lega Nord su Pisapia e sul programma del centrosinistra senza precedenti. Tutti i leader nazionali dei due partiti rilasciano dichiarazioni a raffica rilanciando il nuovo slogan “Milano Zingaropoli con Pisapia”e i nuovi temi su cui centrare il duello: le tasse, i Rom, la moschea. Berlusconi, conscio di aver perso il referendum sulla sua persona, si defila dalla campagna elettorale e sceglie di dedicare il suo tempo alla sfida di Napoli. Il centrosinistra accusa il colpo, tanti militanti segnalano la presenza di finti operai che si aggirano per i quartieri affermando di essere in procinto di costruire “la moschea di Pisapia”, finti zingari si aggirano con materiale elettorale del centrosinistra e finti punkabbestia invadono le metropolitane commettendo gesti arroganti al grido “Viva Pisapia!”.
La risposta non si fa attendere e, mentre l’avvocato batte palmo a palmo i quartieri della città dal centro alle periferie, facendosi notare in occasioni “tranquillizzanti” come le partite di bocce con gli anziani nei quartieri o a feste per la difesa di piazze storiche minacciate dalla politica dei parcheggi sotterranei voluta dall’allora sindaco Albertini, il suo staff prepara una denuncia al questore su questi espedienti politicamente scorretti. Intanto i sostenitori dell’avvocato aumentano l’impegno e Milano si colora letteralmente d’arancione: non c’è piazza, parco o strada del capoluogo lombardo che non ospiti un gazebo, un concerto di strada, una biciclettata, un rinfresco, un volantinaggio, una recita teatrale per lanciare Giuliano Pisapia verso Palazzo Marino.
Anche Letizia Moratti cerca di riconquistare i milanesi con il contatto diretto, ma sono più i fischi ricevuti che gli applausi raccolti. Intanto le promesse elettorali della giunta uscente diventano “saldi di fine stagione”, secondo l’azzeccata formula impiegata da Pisapia: dall’abolizione dell’ecopass, difeso a spada tratta sino alla settimana precedente, alla paventata sanatoria su tutte le multe per gli automobilisti.
L’ultimo duello tra Pisapia e Moratti riguarda la chiusura della campagna elettorale. Il 26 maggio tocca a Letizia Moratti richiamare in Piazza del Duomo i sostenitori per un grande concerto con Gigi D’Alessio, cantante napoletano non molto apprezzato dall’elettorato leghista. La serata però si trasforma in un vero disastro, con la star che non si presenta in polemica con la Lega Nord e per le minacce ricevute sul web dai fan della sua pagina facebook, e con Letizia Moratti quasi in lacrime sostenuta da un presidente della Regione Roberto Formigoni particolarmente scuro in volto e da una Iva Zanichi sgradita alla platea giunta per acclamare Gigi D’Alessio. Quando i fan (poche migliaia) capiscono che il cantante napoletano non sarà presente, partono contestazioni, fischi e slogan per Pisapia.
La sera dopo tocca a Giuliano Pisapia riempire Piazza del Duomo. Mattatore della serata è Claudio Bisio che si alterna sul palco insieme a Lella Costa e Paolo Rossi, mentre suonano Elio e le Storie Tese, Giuliano Palma e Daniele Silvestri. In piazza sotto la pioggia cantano in cinquantamila e, quando arriva Giuliano Pisapia, quasi per incanto il cielo si apre, un raggio di sole illumina la piazza e due stupendi arcobaleni si stagliano sopra il Duomo. Questa potrebbe apparire ai lettori come una narrazione eccessivamente epica, invece è cronaca di quanto accaduto quella sera.
Il 29 e il 30 maggio torna alle urne ancora il 67% dei milanesi, come per il primo turno. Fin dalle prime proiezioni appare evidente che il nuovo sindaco di Milano è Giuliano Pisapia, eletto alla fine dal 55,1% di cittadini con oltre trecentosessantamila voti.
La festa è indescrivibile, centomila persone si raccolgono in Piazza del Duomo e salutano il nuovo sindaco, che torna quella stessa sera a spiegare ancora una volta alla città il suo progetto e a ringraziare di tutto cuore i milanesi per aver cambiato il vento in tutto il Paese.
Tutto il pomeriggio si alternano sul palco gruppi musicali, attori, comici, personaggi della società civile, i sindaci di Genova e Torino, Nichi Vendola, il presidente dell’Anpi e tanti altri, ancora una volta guidati da Claudio Bisio e Lella Costa. Terminata la festa in Piazza del Duomo, l’entusiasmo invade Milano per tutta la notte, fino all’alba, in un clima di euforia gioiosa e spensierata che tanti hanno paragonato al 25 aprile di sessantasei anni prima.