sabato 4 giugno 2011

MILANO 2011 – Così cambiò il vento - IV parte

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La campagna elettorale per le elezioni Comunali di Milano è stata una corsa a tappe straordinariamente intensa e lunga, sia per il vittorioso centrosinistra che per la nuova opposizione cittadina di centrodestra. Proviamo a ripercorrere, in quattro tappe, questo viaggio e a ricordarne i momenti più importanti.




QUARTA PARTE - PAGELLE


Vorrei concedermi lo sfizio di dare un voto ai protagonisti di questo viaggio lungo un anno, uno sfizio che spetta sempre agli opinion maker dei principiali quotidiani italiani e mai alle persone normali che certi fenomeni storico politici vivono in prima persona.


Letizia Moratti: 5. Ha sbagliato quando ha accettato la richiesta del suo comitato elettorale di alzare i toni dello scontro per strappare la vittoria al primo turno senza rischiare il ballottaggio. Non è capace di fare una campagna elettorale “gridata” perché le manca, prima di tutto, il carisma e poi perché i panni di Daniela Santanchè non sono compatibili con l’abbigliamento intellettuale della signora Brichetto Arnaboldi coniugata Moratti.

Giuliano Pisapia: 8. Un avvocato che si intimidisce quando parla in pubblico. Non è la premessa migliore per vincere le elezioni partendo da una posizione si svantaggio e con mezzi economici da investire nella campagna elettorale enormemente inferiori alla controparte. Però ha saputo valorizzare i propri limiti, suscitando una straordinaria simpatia e un sentimento di incondizionato affetto tra i suoi supporter e tra gli elettori. Il suo stile garbato e gentile è emerso da una campagna elettorale sporca, brutta e nervosa come un fascio di luce.

Il PDL: 4. Mantiene di un soffio il primato cittadino, ma crolla in modo vertiginoso rispetto ai risultati degli ultimi anni. I suoi uomini di punta hanno fallito la campagna elettorale (Berlusconi in primis, ma anche De Corato e gli assessori uscenti). Imbarazzante il caso Lassini e la sua gestione (molti elettori del PDL sono rimasti confusi dalle prese di distanza rispetto a un candidato che ha per lo più riproposto i consueti slogan utilizzati dal premier).

Il PD: 7. Ha fatto una campagna elettorale importante pur con pochi soldi a disposizione. Ha rischiato moltissimo dopo la sconfitta di Boeri alle primarie, e proprio l’atteggiamento di Boeri ha salvato il risultato: ponendosi come “secondo” di Pisapia e non come “prima donna” è riuscito a convincere l’elettorato che la coalizione di centrosinistra è unita attorno al proprio candidato sindaco. Nota di merito per l’elezione di due consiglieri under 30 in Consiglio Comunale (Emanuele Lazzarini e Filippo Barberis) e per il boom di preferenze a Pier Maran, consigliere uscente di 31 anni.

SEL: 6. Il 4,7% raccolto da SEL è una delusione per il partito che esprimeva il candidato sindaco. Questo risultato è sufficiente perché in crescita rispetto ai risultati del 2009 e del 2010, ma risente dell’operazione riuscita di Giuliano Pisapia di porsi come candidato di tutta la coalizione e non come espressione di un partito.

Lega Nord: 6. Il risultato elettorale è in crescita rispetto alle precedenti Comunali ma in netta discesa rispetto agli ultimi due anni. La sufficienza viene assegnata non per motivi numerici ma culturali: la Lega è riuscita a mettere al centro della campagna elettorale per il ballottaggio i propri slogan e i propri punti forti per sopperire alle carenze del PDL. E’ un segnale importante per comprendere la deriva del berlusconismo e il possibile crollo del PDL a vantaggio diretto della Lega stessa.

Il Terzo Polo: 4,5. A Milano è stato irrilevante. Ha ottenuto più del 5%, ma se Letizia Moratti è stata bocciata per non essere abbastanza “moderata” perché i suoi voti non sono andati a Palmeri anziché a un ex deputato di Rifondazione Comunista? Il Terzo Polo ha giocato una partita al ribasso, sempre nelle retrovie della campagna elettorale, schiacciato in mezzo dal duello tra centrodestra e centrosinistra. Bocciato.

Mattia Calise: 6. E’ entrato in Consiglio Comunale, questo era il suo obiettivo e l’ha ottenuto. Però il Movimento 5 Stelle si ferma appena sopra quota 3%, molto meno che in altre città al voto. Forse anche per la qualità della candidatura di Giuliano Pisapia, che ha arginato la perdita di consensi del centrosinistra verso l’antipolitica.

Angelo T.
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