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Nella recente storia politica italiana, tanti sono stati i personaggi strettamente connessi al proprio territorio, capaci di ottenere ottimi risultati a livello locale ed alti livelli di popolarità. Nessuno però, probabilmente, ha legato il suo nome alla propria città come Vincenzo De Luca, artefice in circa un ventennio di una trasformazione urbana che ha pochi eguali in Europa.
L’avventura di De Luca alla guida di Salerno comincia nel 1993: ex funzionario del PCI prima e PDS poi, è vicesindaco quando Vincenzo Giordano, sindaco eletto, dà le dimissioni travolto da Tangentopoli. La giunta viene sciolta dopo un mese, ma nelle successive elezioni del 5 Dicembre, appoggiato dalla lista Progressisti per Salerno, riesce a sconfiggere al ballottaggio Giuseppe Acocella, un moderato appoggiato dalla Chiesa, con il 57,9% dei voti.
L’elezione di De Luca porta ad una svolta radicale nell’amministrazione della città. Priorità del nuovo sindaco sono la riqualificazione urbana e lo snellimento dell’apparato comunale. Dovunque è rifatto il manto stradale, i marciapiedi, l’illuminazione; ogni strada rifatta è “firmata” con la presenza di panchine e fontanelle, che gli guadagnano l’appellativo di “Vicienz a’ Funtana”. Il centro storico, in precedenza sporco e degradato, viene completamente recuperato; ciò porta al fiorire di botteghe, ristoranti e locali, mentre Via Roma diventa il fulcro di una movida notturna particolarmente intensa che attrae giovani da tutto il territorio circostante. La trasformazione riguarda anche le diverse società comunali, che da carrozzoni sempre in debito e a rischio fallimento diventano efficienti società miste, in cui il comune mantiene il controllo con il 51% delle azioni
La popolarità del Sindaco è confermata dalle successive elezioni, nel 1997, in cui viene rieletto al primo turno con il 71,3% dei consensi, sempre a capo della lista Progressisti per Salerno. Peculiarità di De Luca è quella di muoversi con grande autonomia rispetto ai partiti: sostenuto solo da liste civiche, sceglie personalmente i candidati e futuri consiglieri comunali, che mantengono verso di lui un vincolo di fedeltà assoluta: tale aspetto, spesso criticato dagli avversari che lo tacciano addirittura di dispotismo, gli ha permesso di realizzare i suoi ambiziosissimi progetti senza incontrare resistenze o quasi.
In prossimità della scadenza del secondo mandato, nell’impossibilità di concorrere per il terzo consecutivo, si dimette per candidarsi al Parlamento nel 2001; viene eletto alla Camera nella circoscrizione Campania 2, ottenendo il più alto risultato per l’Ulivo nei collegi del Mezzogiorno (55,4%). Al termine del mandato del suo successore, De Biase, caratterizzato da un quinquennio decisamente mediocre, De Luca decide di ricandidarsi come sindaco di Salerno, in contrasto con i vertici locali dei DS e Margherita.
Infatti, De Luca non era molto amato da De Mita e Bassolino, la cui giunta regionale aveva criticato con parole durissime, soprattutto in tema di sanità e gestione dei rifiuti. Per fermarlo, la Margherita ed i “bassoliniani” gli contrappongono Alfonso Andria, ex presidente della provincia per due mandati consecutivi e figura molto autorevole, a cui si accoda l’intero centro-sinistra; De Luca, con l’appoggio delle sole liste “storiche” Progressisti per Salerno e Salerno dei giovani, riesce ad arrivare al secondo turno dove sbaraglia l’avversario.
E’ soprattutto nel suo terzo mandato che De Luca raccoglie i frutti di quanto seminato in precedenza: Salerno diviene un modello di gestione virtuosa sotto tutti gli aspetti, e non solo per il Sud Italia.
Per quanto riguarda i rifiuti, Salerno riesce a raggiungere livelli elevatissimi di raccolta differenziata, diventando dal 2009 tra i comuni “ricicloni” di Legambiente. A fine 2010 raggiunge il quarto posto tra i capoluoghi di provincia, dopo Pordenone, Verbania e Novara, con una raccolta del 70,3%, in aumento; grazie a tale lavoro Salerno è rimasta immune dall’emergenza rifiuti che ha toccato la Campania negli ultimi anni.
Sul versante dell’urbanistica, De Luca non ha mai nascosto la sua ambizione di rendere Salerno una delle capitali dell’architettura contemporanea, grazie ad una gestione esemplare dei fondi UE. Salerno appare uno straordinario cantiere a cielo aperto, dove lavorano le firme più prestigiose : Oriol Bohigas ha redatto il PUC, Zaha Hadid è la progettista della Stazione Marittima in fase di avanzata realizzazione, così come la Cittadella Giudiziaria di David Chipperfield ed il PalaSalerno di Tobia Scarpa. Jean Nouvel e Massimiliano Fucksas sono impegnati nella riconversione urbanistica di alcuni siti industriali. Santiago Calatrava e Riccardo Bofill sono impegnati sul mare per il porto Turistico Marina d’Arechi e la monumentale Piazza della Libertà.
Proprio quest’ultimo progetto, destinato a creare la più grande piazza sul mare d’Europa, ha suscitato diverse polemiche soprattutto a causa del gigantesco Crescent, edificio a mezzaluna che ospiterà negozi, bar e locali, riqualificando un’area attualmente in preda al degrado. Per gli ambientalisti si tratta di un’opera esagerata che altera la fisionomia di Salerno; mentre il sindaco difende la sua scelta parlando di “nuovo Colosseo” capace di attirare milioni di turisti.
Anche sotto il profilo della legalità e della sicurezza, l’amministrazione De Luca è improntata al massimo rigore: celebri le campagne di De Luca contro prostitute ed ambulanti, che gli hanno valso il soprannome di “Sindaco Sceriffo”, mentre da tv locali lanciava invettive contro i vandali, definiti “bestie” “ deficienti” “cafoni”, ed ammonendoli che avrebbe trovato il modo di “sbatterli in galera”. Questi modi poco ortodossi, pur attirandogli qualche critica da sinistra, hanno contribuito a rafforzare l’immagine di Sindaco super-partes, interessato più all’esigenze concrete dei suoi cittadini che alle ideologie.
Più in generale, l’esperienza De Luca rappresenta per i salernitani e tanti campani un motivo d’orgoglio: la dimostrazione che anche nel Mezzogiorno, quel Sud spesso additato come inefficiente e parassita, si possono raggiungere punte d’eccellenza sconosciute perfino alle cittadine del ricco Nord; stridente il contrasto con Napoli, situata soli 50 km più al nord, e al contrario capitale dell’inefficienza e del malaffare.
Dopo il disastroso secondo mandato di Bassolino, il PD si gioca la carta De Luca alle regionali del 2010, cercando una rimonta che appare disperata. Ed in effetti “lo Sceriffo”, pur ottenendo un discreto risultato personale (43,04 contro il 38,5 della coalizione), risulta sconfitto; commovente il risultato nella sua Salerno, dove ottiene comunque un incredibile 72% delle preferenze.
Smaltita la delusione, De Luca ritorna a fare il sindaco a pieno ritmo, preparandosi alla campagna elettorale del 2011, in cerca del suo quarto mandato. Campagna in cui deve fare a meno dell’appoggio dell’IDV, polemica a causa di alcune situazioni giudiziarie non risolte riguardanti l’attività amministrativa, e della FDS, che non gli perdona gli atteggiamenti da sceriffo e l’insistenza su inceneritore e grandi opere. Come al solito, inoltre, De Luca costringe il PD a non presentarsi, per sottolineare una volta di più la sua totale indipendenza dai partiti. Come ampiamente previsto e preannunciato da De Luca stesso (“a Salerno mi votano anche le pietre”), le elezioni si rivelano una formalità: lo Sceriffo vince al primo turno con il 74,2%, un vero e proprio plebiscito che ha il sapore di record. La candidata del centro-destra Ferrazzano, sponsorizzata dal potente presidente della provincia Cirielli, si ferma ad un modesto 17,5%, indicativo di una destra ormai in soggezione e del tutto inconsistente. Ancora peggio va a Rosa Masullo, candidata di IDV e FDS, che raggiunge a stento il 2%; l’IDV, con il suo 0,76%, dimostra quanto sia sentita dai salernitani l’opposizione al sindaco che ha rivoluzionato la loro città.
Sul suo sito personale, www.vincenzodeluca.it, sono riportati i suoi obiettivi per il quinquiennio 2011-2016. Spiccano i “10 primati nazionali” che vuole raggiungere; alcuni, come raccolta differenziata e numero di asili nido in rapporto alla popolazione, son già prossimi alla realizzazione. Il punto forse più emblematico del suo programma è “Salerno giovane città d’Europa”; il confronto non è più con il resto di Italia, ma si punta al “raggiungimento di standard di qualità europea”. E’ scritto nel programma: “ Stare in Europa è un pullman che arriva in orario alla fermata, un giovane che raccoglie una carta sul marciapiede, una ragazza che cammina sola in citta, senza palpitazioni, dopo mezzanotte. Stare in Europa significa parlare della propria città' con orgoglio e senza vergogne. Stare in Europa significa giovani salernitani che visitano l'Europa e tanti loro coetanei che vengono a Salerno.”
Sembrerebbero le classiche promesse da campagna elettorale, vuote e irrealizzabili; ma a in realtà a Salerno è già così.
Pablito
PS: Per brevità ho tralasciato di parlare delle sue vicende giudiziarie, che riguardano per di più irregolarità amministrative; su tali episodi comunque è facile informarsi sul web.
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