venerdì 30 aprile 2010

Ma “manipulite” era il nome di un sapone?


A vent’anni da Manipulite-Tangentopoli poco è cambiato.
I nomi, quelli si. Non tutti, naturalmente, ma moltissimi. E d’altronde, col senno di poi, non possiamo non scoprire che chi ci ha giovato di più sono stati i politici dell’allora serie cadetta, o i portaborse, o quelli meno scaltri e meno furbi che non erano riusciti, per una banalissima incapacità, forse, o fellonia, ad approfittarne quando lo facevano tutti. Oltre, naturalmente, a quelli che non potevano farlo per motivi anagrafici. I “rampolli”, li chiamano.
Avevano 15 anni, all’epoca di manipulite. Ma le idee chiare. Non loro forse, ma i loro papà.
Ora sono tutti li, ma proprio tutti. E se il palcoscenico della politica prima ci risparmiava, perlomeno, dal disastro delle spogliarelliste, ora nemmeno quello.
Io le vedevo già quando avevo 20 anni le “simple girls” in parlamento. In mezzo ai vecchietti tutti in giacca e cravatta, e qualcuno meno vecchio con un pisello grosso così. Ma si trattava di qualche simpatica e irriverente pellicola porno. Era un film. Nei film, generalmente, chi interpreta un assassino o un ladro è un attore, talvolta stimatissimo. In quella pellicola il sesso era autentico (anni dopo ci si accorge che in fondo nemmeno quello è vero…), ma almeno i parlamentari erano falsi.
Oggi invece qualcosa non torna nella realtà. Non solo nelle Camere.
Ho sentito parlare Iva Zanicchi, europarlamentare, qualche tempo fa. A me non piace sentirla cantare. Però posso assicurarvi senza alcun ragionevole dubbio che sentirla parlare è stato peggio. E allora ho pensato cosa ci fa a Bruxelles? Cosa deve dire e a chi? Poi qualcuno mi ha detto che non ci va mai,
e ho tirato un sospiro di sollievo...
A vent’anni da Manipulite-Tangentopoli poco è cambiato.
Ma cosa diavolo avrebbe dovuto cambiare? Non sono, non siamo forse gli stessi zucconi di allora ad andare al voto.
Mi consolo pensando a mio figlio, a quando lui esisterà, a quando sarà grande.
Non che mi illuda che qualcosa cambi, fino ad allora. No. Semplicemente non si scandalizzerà più, come già oggi non si scandalizza questa massa di italiani pecoroni che, sotto la semplice, desolante, svilente scusa dei contenuti del palinsesto televisivo, ignora la storia di questo paese, ma conosce a menadito quella di Fabrizio Corona.

Stefano Calò
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