mercoledì 28 aprile 2010

L'inverno dello spirito


Giorni fa mi è tornata alla mente una frase di Marguerite Yourcenar (tratta dal suo “Memorie di Adriano”) che io avevo letto in una stanza della Segreteria del Politecnico di Bari la mattina stessa in cui mi sono laureato: “fondare biblioteche è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire”.
L’impatto di quella frase, casualmente letta nel giorno della mia laurea, fu devastante (prova ne sia il fatto che ne ricordo a memoria l’esatta sequenza delle parole): mi trovavo in altre parole ad essere messo in immediato confronto con la realtà che da li a poco avrei sperimentato, una volta tornato nel mio paese, circa la differenza fra il sogno di un giovane voglioso di cambiare il mondo e le reali prospettive (invero quasi inesistenti) di questo cambiamento.
Quelle parole risuonavano, e risuonano, nella mia testa. Io dovevo comprendere che conoscenze (scientifiche, nel mio caso) pur avanzatissime poco potevano nell’esigenza, quotidiana e vitale, di “edificazione dello spirito” se, appunto, non ben supportate da una solida base di valori umani, morali ed etici. E io lo comprendevo proprio in quel giorno, in quel momento in cui un giovane crede, forse un po’ superbamente, di passare dalla parte di quelli che sognano il cambiamento alla parte di quelli che lo realizzeranno.
L’inverno dello spirito lo conobbi qualche anno dopo. E credo, in fondo, che sia coinciso con gli anni della mia esperienza politica e amministrativa. Non già per il difficile compito dell’amministrare, che pure mi ha scombussolato. Quanto per la comprensione, costante, continua, che in fondo il genere umano percorre una strada che non ammette percorsi alternativi. Forse popoli diversi per locazione spaziale e/o temporale hanno raggiunto livelli più o meno “validi” di civiltà. Forse sono ancora vere le riflessioni di Rousseau sulla nativa intima bontà dell’essere umano. Ma credere che ci possa essere un serio
e significativo innalzamento del livello morale dell’umanità considerata nella sua completezza mi sembra un sogno ben lontano, e forse anche un tantinoinnaturale. Ne’ valgono i salutari sussulti di energia pulita al ricordo di persone che hanno dato la vita per i valori nei quali credevano (penso, che ne so, a Salvador Allende, a Martin Luther King, a Stefan Bantu Biko, e per fortuna l’elenco è ben lungo…), se per ogni buono si contano 3 non buoni, 10 cattivi e 100 che hanno dimenticato che bisogna ritrovare il coraggio di scandalizzarsi!
L’inverno dello spirito lo sento acuirsi oggi.
È l’inverno dei messaggi di qualunquismo mediatico, è l’inverno del nichilismo giovanile, è l’inverno di uomini di governo scarsi come pecore. È l’inverno della prevaricazione dell’avere sull’essere.
Ma soprattutto è l’inverno della svendita dei valori come della primogenitura per un piatto di lenticchie.

Stefano Calò
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