lunedì 26 luglio 2010

Le nuove stelle della politica internazionale-Nick Clegg


Nicholas Peter William “Nick” Clegg nasce il 7 gennaio 1967 nel Buckinghamshire, da una famiglia di un certo livello. Il padre Nick Clegg senior è un banchiere, discendente per parte di madre una nobile famiglia russa esiliata durante la Rivoluzione del 1917. La madre è invece olandese. Durante gli anni trascorsi alla facoltà di antropologia a Cambridge, Nick si avvicina al partito conservatore e si iscrive alla “Cambridge University Conservative Association”, che però lascerà dopo soli due anni. Dopo la laurea, comincia un periodo di viaggi per il giovane Nick. Vince una borsa di studio per l'università del Minnesota, vive quindi un periodo a New York dove entra nello staff del giornalista radicale Chris Hitchens. Negli anni successivi lavora a Bruxelles per la commissione Europea, e qui conosce la sua futura moglie, Miriam Gonzalez, figlia di un senatore spagnolo del Partito Popolare e fervente cattolica. I due convoleranno a nozze nel 2000 e ad oggi hanno avuto ben tre figli, per volontà della madre battezzati con rito cattolico. Mentre la storia d'amore tra Nick e Miriam continua, la carriera di Nick comincia a decollare. Nei primi anni '90 si distingue per un'attività giornalistica di successo, che lo porterà a vincere un riconoscimento del “Financial Times”, quindi nel 1994 torna a Bruxelles a lavorare per la commissione europea. Nel 1999 il grande salto in politica con la candidatura alle elezioni europee nella circoscrizione dell'East Midlands per il partito Liberal-Democratico. Nick riesce ad essere eletto e passa 5 anni a Strasburgo. Nick si iscrive al gruppo liberale nel parlamento europeo, e diviene responsabile del gruppo per il commercio e l'industria. Nel 2004, decide di non ricandidarsi all'europarlamento, bensì di tentare la candidatura alla Camera dei Comuni. Nella “pausa” tra l'esperienza a Strasburgo e quella a Londra, Nick il vagabondo lavora per una lobby, la Gplus Europe, preoccupandosi principalmente dei rapporti tra la GPlus ed Hertz e British Gas. Dopo vent'anni passati a giorvagare per il mondo ed essersi fatto un nome in tutti gli ambienti "che contano" del mondo, l'irrequieto Nick decide di tornare a casa. Si candida alle elezioni del 2005 nel seggio di Sheffield Hallam, collegio che fino a poco tempo fa era ritenuto conservatore, ma passato sotto l'influenza liberal-democratica negli ultimi tempi. Nick se la cava più che bene, mantenendo in mano liberal-democratica il seggio con il 51% dei suffragi, riuscendo così ad evitare che la mancata ricandidatura dell'uscente Allan rispedisse in mano ai Tories il seggio. Nick il vagabondo entra così alla Camera dei Comuni. L'allora leader Charles Kennedy, dato il suo passato a Strasburgo ed i suoi contatti con certi ambienti "che contano", lo promuove subito a responsabile dei rapporti con l'Europa del partito liberal-democratico. Quando nel 2006 Kennedy si dimette da leader dei lib-dem, il nome di Clegg comincia a girare come quello di possibile successore. Nick il vagabondo rifiuta, ed appoggia Menzies Campbell, il quale lo ricompensa dandogli il posto di responsabile degli affari interni per il partito. Da questa posizione Clegg si distingue come feroce oppositore delle misure di Blair su sicurezza interna, terrorismo ed immigrazione, giudicando inutilmente repressive le politiche di Blair. Nel 2006, dopo solo un anno, la leadership di Campbell è già logorata, ed i Lib-Dem devono nuovamente tornare a congresso per decidere la nuova leadership. Questa volta Nick il vagabondo decide di rompere gli indugi e provarci. Dopo una sfida all'ultimo voto contro il deputato Chris Hune, vinta con un margine dell' 1,2%, per Clegg è la definitiva affermazione nazionale. Tra il 2008 ed il 2009 i risultati dei lib-dem alle prove intermedie sono altalenanti. I lib-dem si avviano verso la campagna delle elezioni generali con la convinzione di poter, per la prima volta dopo decenni, entrare nella stanza dei bottoni. Le possibilità che si verifichi un "parlamento appeso", senza maggioranza chiara, sono difatti altissime. Nel primo confronto televisivo con Cameron e Brown, Clegg impressiona tutti ed i sondaggi decretano a sorpresa la sua vittoria sui due rivali. Scoppia quindi la Clegg-mania, ed i Lib-Dem volano in testa ai sondaggi, scavalcando pure i conservatori di Cameron. I successivi due confronti però, smontano l'effetto-Clegg. Cameron prende le contromisure adeguate, ed i sondaggi mostrano che l'amore per Clegg è stato decisamente effimero. Il risultato delle urne è abbastanza deludente per gli eredi dei "whigs", 23% in termini di voto popolare e 57 seggi conquistati, addirittura 7 di meno rispetto al 2005. Nonostante il risultato non particolarmente esaltante, i lib-dem son ancora in posizione di kingmaker, dato che nè i tories di Cameron, nè il labour di Brown hanno conquistato la maggioranza assoluta. Clegg per una decina di giorni flirta con tutti, ma appare chiaro fin dall'inizio che si va verso un accordo con i Tories. Difatti nemmeno una coalizione "romanista" (cioè tra liberal-democratici e Laburisti) avrebbe raggiunto la maggioranza assoluta, per arrivare alla "quota magica" di 326 ci sarebbe voluto pure l'apporto dei partitini regionali, creando così una sorta di versione britannica dell'Unione di prodiana memoria. Si arriva quindi all'annuncio ufficiale del'accordo per la coalizione "giallo-blu" tra Tories e Whigs, che ha a disposizione la bellezza di oltre 360 seggi, tra gli insulti e lo scorno dei laburisti che ricoprono il Casini d'oltremanica di epiteti come "rent boy" (gigolò) o "harlot" (puttana). Clegg quindi, nonostante un risultato non esaltante è riuscito comunque a riportare i lib-dem nella stanza dei bottoni dopo decenni. Nell'accordo di coalizione ha però dovuto cedere parecchio ai Tories su immigrazione ed Euro. E' invece riuscito a spuntarla sulla legge elettorale, riuscendo ad ottenere l'agognato referendum che porterà la Gran Bretagna verso l'attuazione su scala nazionale del sistema a "doppia-preferenza" che vige per le comunali londinesi. I lib-dem prendono 5 dei posti ministeriali del gabinetto di Cameron, e Clegg si prende il posto di vice-premier ed il portafoglio per le riforme istituzionali. Insomma, in un modo o nell'altro per Nick il vagabondo la missione è compiuta. I sondaggi però non sono stati finora clementi con gli eredi dei whigs. La parte "di sinistra" dell'elettorato liberal-democratico sembra esser tornato a guardare verso il Labour, mentre la parte di destra si sta riorientando verso i "Tories". Ora i lib-dem oscillano tra il 15 ed il 18% , e forse proprio in chiave di recupero della parte mancina del suo elettorato va vista l'uscita di Clegg sulla guerra in Iraq che ha infastidito alcuni membri del partito Conservatore. Va però detto che l'uscita di Nick il vagabondo era ampliamente prevedibile, i lib-dem infatti sono l'unico partito britannico che s'è sempre opposto al conflitto iracheno, conflitto che comunque sta perdendo il suo supporto anche tra i Tories (vedasi l'uscita dell'ex premier conservatore John Major, il quale sostiene che la guerra in Iraq abbia provocato più danni all'immagine della politica britannica dello scandalo dei rimborsi elettorali). Per quanto ancora durerà la luna di miele fra i neo-sposi Nick e David? Riuscirà Nick a riportare i lib-dem sopra la soglia del 20%, e riuscirà a far fruttare al meglio per il suo partito il sistema a doppia-preferenza?

Giovanni Rettore
2 commenti
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...