lunedì 15 novembre 2010

Donne e politica USA - I parte


Perlomeno da metà anni '90 il mondo della politica americana si chiede quando una donna si siederà dietro la scrivania della stanza ovale (Monica Lewinsky non fa testo. Lei stava sotto la scrivania e non dietro). Nel 2008 c'ha provato, senza successo, Hillary Clinton. L'ex First Lady, pur ottenendo il miglior risultato di sempre per una donna alle primarie, è stata battuta di misura da Barack Obama alle primarie democratiche. Tra due anni ci proverà Sarah Palin, ma la candidata vice di John McCain avrà una lunghissima fila di avversari molto agguerriti da battere prima di arrivare allo scontro con Barack Obama. Ma dell'impresa mancata di Hillary Clinton e della dura lotta che attende Sarah Palin per la conquista della nomination repubblicana parleremo dopo. Cercheremo in questo post di fare un escursus il più sintetico possibile sulla storia delle donne nel mondo politico della maggior potenza mondiale. Le donne acqustarono il diritto di voto 90 anni fa, quando il congresso ratificò il 19° emendamento. Prima di questo il voto delle donne era una questione statale. Difatti, prima del 19° emendamento una donna riuscì ad entrare al congresso americano. La pioniera delle donne al congresso fu Jeanette Rankin, repubblicana del Montana, eletta alla Camera dei rappresentanti per la prima volta nel 1916, quattro anni prima del passaggio del 19° emendamento, difatti il Montana era uno dei pochi stati a garantire il diritto di voto attivo e passivo alle donne. Le lotte delle suffragette erano però rimaste nell'alveo delle elites. Le due maggiori leader del movimento, Alice Paul e Lucy Burns erano infatti esponenti di ricche famiglie e ci volle molto tempo prima che le donne riuscissero ad acquisire una rappresentanza consistente al congresso federale. Due anni dopo l'approvazione del 19° emendamento Rebecca Felton divenne la prima donna al Campidoglio rappresentando la Georgia, ma la sua avventura durò un solo giorno. La Felton venne infatti nominata come sostituto pro-tempore dal governatore Hardwick dopo l'improvvisa scomparsa del senatore Watson. Tre ani dopo vennero elette le prime governatrici Nellie Ross del Wyoming e Miriam Ferguson del Texas. In ambo i casi trattavasi però di donne elette per "luce riflessa" ovvero di donne che succedettero ai rispettivi mariti su quella poltrona. Ci vollero ben 12 anni dalla ratifica del 19° emendamento prima di vedere una donna eletta al senato. La prima donna ad entrare al Campidoglio per via elettiva fu la democratica Hattie Caraway come senatrice dell'Arkansas. Ma anche Hattie Caraway viveva di luce riflessa. Era infatti la vedova di Taddeus Caraway, suo predecessore come rappresentante dell'Arkansas al Campidoglio. Negli anni '30 quindi le donne stentavano a decollare al congresso, anche se nel 1933 venne nominata la prima donna ministro, Frances Perkins che occupò il dipartimento del lavoro. In questi anni l'unica figura femminile di rilievo era la first lady Eleanor Roosvelt, da molti giudicata come la first lady più influente di tutti i tempi. Fu infatti la first lady ad influenzare molte delle politiche sociali del marito Franklin, quelle politiche sociali che produssero la grande contraddizione di un partito democratico che, durante l'era di Roosvelt, vinceva prendendo i voti degli afro-americani al nord e quelli dei segregazionisti al sud. Eleanor fu una grande attivista per i diritti civili degli afro-americani e questo le attirò le ire dei democratici segregazionisti del sud, ma allo stesso tempo contribuì a far diventare il partito democratico il partito di riferimento degli afro-americani del nord, togliendoli dall'orbita del partito repubblicano. Eleanor rimase una figura influentissima anche dopo la morte del marito. Harry Truman prima e John Kennedy poi la nominarono come rappresentante degli USA nelle nascenti Nazioni Unite, e da quello scranno l'ex first lady ebbe grande influenza sulla dichiarazione dei diritti umani. L'appoggio di Eleanor fu fondamentale ad Adlai Stevenson per ottenere la nomination democratica nel '52 e nel '56, ma non gli fu sufficente per vincere le presidenziali dove ambo le volte andò a schiantarsi contro Dwight Eisenhower. E proprio durante gli anni di Eisenhower cominciò ad emergere prepotentemente la figura della senatrice del Maine, Margareth Smith all'interno del partito repubblicano. Inizialmente anche Margareth Smith visse di luce riflessa, venne infatti eletta al congresso nel distretto di cui era rappresentante il marito Clyde Smith prima della morte. Margareth però riuscì ad affrancarsi dall'ombra ingombrante del marito e divenne negli anni '50 e '60 una delle più potenti senatrici del GOP e la prima donna a cercare la nomination presidenziale per uno dei due maggiori partiti. La Smith si distinse come una delle maggiori critiche di Joseph McCarthy all'interno della delegazione repubblicana ed uno dei leader dell'ala moderata del partito repubblicano. Nel 1964 la senatrice divenne la prima donna a candidarsi alle presidenziali per uno dei maggiori partiti. La candidatura della Smith fu però un tentativo estemporaneo. La senatrice raccolse comunque il 4% dei voti alle primarie, classificandosi settima, e alla convention repubblicana ottenne l'appoggio di 27 delegati. Nonostante lo scarso successo del suo tentativo presidenziale, Margareth Smith rimane una delle pioniere indiscusse delle donne nella politica americana. La senatrice ha rappresentato lo stato del Maine al Campidoglio per ben quattro mandati, stabilendo il record di mandati per una donna al senato, record che è stato battuto solo pochi giorni fa dalla democratica del Maryland Barbara Mikulski che il 2 Novembre ha ottenuto il suo quinto mandato consecutivo. Per vedere un'altra donna in corsa alle primarie presidenziali bisognerà aspettare il 1972, quando la rappresentante democratica di New York, Shirley Chisholm, decise di tentare la scalata alla Casa Bianca. Il tentativo di Shirley Chisholm è doppiamente storico, era difatti la prima persona di colore nella storia che decideva di candidarsi alle primarie presidenziali. Donna e di colore la Chisholm ottenne un discreto successo, prendendo il 5% dei voti alle primarie e divenendo la prima donna a vincere uno stato alle primarie. La Chisholm riuscì a vincere le primarie negli stati di New Jersey; Louisiana e Mississippi. Nonostante il discreto successo del tentativo di Shirley Chisholm la sottorappresentanza delle donne nelle alte sfere rimaneva un problema, un problema che solo negli anni '90 avrebbe cominciato a vedere la sua soluzione. I progressi continuavano a piccoli passi. Nel 1976 la democratica Ella Grasso divenne governatrice del Connecticut. La Grasso era la quarta donna ad occupare la poltrona di governatrice, ma la prima ad arrivarci senza la luce riflessa del marito. Prima di lei c'erano riuscite Nellie Ross nel Wyoming, Miriam Ferguson nel Texas e Lurleen Wallace nell'Alabama, ma tutte e tre erano state elette in sostituzione dei rispettivi mariti dimessisi per ricoprire altre cariche o morti durante il loro mandato. Ella Grasso invece no, lei era arrivata lì da sola, dopo una lunga gavetta.

Giovanni Rettore
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