giovedì 13 gennaio 2011

Bersani contro tutti: il resoconto della direzione nazionale del Pd

Bersani ha preso la parola puntuale. Ha concesso che l'intervista a Repubblica fosse molto scivolosa: l'idea di superare le primarie non è attuale e l'estensione della coalizione avverrà solo dopo che questa coalizione si inizierà finalmente a costruire.

Ha chiesto a Di Pietro e a Vendola un confronto pubblico, per stabilire insieme, in modo trasparente, che cosa fare nei prossimi mesi, assumendosi la responsabilità della leadership "da alleati" e non "da stronzi" come è accaduto finora.

Ha detto che il Pd presenterà la proposta di legge elettorale a cui sta lavorando Violante da quando era piccolo.

Ha esclamato: il nostro alleato principale sono gli astenuti e i delusi dalla politica, a cui dovremo offrire un nuovo progetto e, insieme, una nuova idea di politica, più sobria, più misurata, più efficiente e rigorosa.

Ha affermato che il Pd farà alleanze soltanto con chi rispetta la laicità dello Stato, l'istruzione pubblica e chi si impegna a dare all'Italia una legge sulle unioni civili.

Ha ribadito che il governo del Pd cancellerà il nucleare e che si darà da fare per restituire ai cittadini il controllo dell'acqua pubblica.

Ha spiegato che si passerà dalla rendita al lavoro, con una nuova
strategia fiscale, che consenta l'emersione del nero e un minor carico per chi produce e, soprattutto, investe.

Ha parlato di progressivo superamento del precariato.

Ha affermato che è giusta la proposta del «metà parlamentari a metà prezzo» di cui gli hanno parlato dei compagnidem fiorentini, aggiungendo che i rappresentanti del popolo saranno scelti con primarie di collegio, di cui è finalmente pronto il regolamento (vero?).

Ha dichiarato che tutto questo sarà sottoposto a una consultazione tra gli iscritti e gli elettori del Pd, perché lo spirito delle primarie deve aleggiare sulle persone ma anche sulle cose.

Infine, ha detto così: «l'Italia di B è finita, ma noi dobbiamo dimostrare di sapere rappresentare e raccontare la nostra».

E vissero tutti democratici e contenti.

Bello vero? Ma, questo, descritto un po' di tempo fa da Giuseppe Civati nel suo blog è solo un sogno. La realtà è un'altra.



Pier Luigi Bersani, invece, chiede la conta e scoppia il putiferio. Secondo Bersani, citando Aldo Moro il Pd deve mettersi "alla guida della riscossa italiana o il Paese si disgrega". Perché quello attuale, continua, non è un passaggio "ordinario": "La situazione è molto seria, per certi versi pericolosa. C'è una perdita di orizzonte".

Ma chi è che ha perso l'orizzonte?
Nel pd ci sono almeno tre anime, diverse e contrapposte tra loro: c'è infatti chi vuole allearsi con il terzo polo, chi vuole andare da solo inseguendo l'idea maggioritaria di Veltroni, chi vuole accordarsi con Idv e Sel

Non ho dubbi (e diversi sondaggi, tra cui questo, lo certificano) che tra gli elettori la terza opzione sia quella più scelta. I politici del pd, però, la pensano diversamente e le proporzioni nella direzione nazionale del Pd sono ben diverse. E per non provocare il collasso Bersani fa un intervento molto deludente. Per la paura di non perdere nessuno per strada semplicemnte non sceglie.

Il perimetro delle alleanze delineato dal segretario prevede che si discuta il progetto "sia con le forze di sinistra e di centrosinistra interessate a una reale, stringente e non ambigua prospettiva di governo, sia con le forze di opposizione di centro e che si dichiarino di centro". Restano fuori "le forze impegnate nella ristrutturazione del centrodestra". Ma attenzione, sottolinea il segretario nazionale, "noi non siamo quelli che bussano alle porte per vedere chi ci fa entrare: noi diciamo quello che secondo il Pd serve al Paese. Alla fine si tireranno le somme". E anche Massimo D'Alema sposta in avanti l'orizzonte temporale: "Sulle alleanze non c'è nulla decidere. Non ci sono le elezioni"

Ma ecco le critiche: i Modem pensano che "sia sbagliato continuare a inseguire il miraggio di un cartello elettorale che va da Vendola a Di Pietro fino al terzo polo". Per questo Gentiloni invita il partito ad "evitare di rinchiudersi all'angolo". "E' giusto guardare avanti per dobbiamo farlo sapendo che l'accordo con il terzo polo non c'è e in ogni caso non ci garantisce sulla possibilità di iscrivere in questa ricerca dell'accordo la limpida forza riformista che noi rappresentiamo". Dall'altra parte critiche anche da Civati: "Quella in campo è una strategia pericolosa che ci allontana dagli elettori. Non è stato fatto alcun lavoro sulla coalizione che c'è già, mentre quello su una coalizione più ampia non è concreto". Chiara l'allusione a Di Pietro e Vendola. Forse valeva la pena prendere una decisione più forte e meno vaga.

Anche Marino scende in campo e non apprezza in pieno la relazione di Bersani: ''Nel caso vi sia un'emergenza, e' plausibile un appello a tutte le forze democratiche che vogliono andare oltre il berlusconismo. Ma questa emergenza io non la vedo ora, e non l'ho mai vista. E allora il PD si deve concentrare sui suoi progetti per il paese, che esistono ma non sono stati adeguatamente diffusi. Sulle proposte concrete sarebbe logico aggregare tutte le forze che hanno a cuore il bene del Paese''.

Il segretario dice ben poco anche a proposito delle primarie: "Nessuno le vuole abolire ma per salvarle bisogna riformarle. Serve una riflessione su come funzionano" Un colpo al cerchio, un altro alla botte. Ed anche qui le prevedibili critiche (questa volta del senatore Marino) Le primarie fanno parte del DNA del PD, possono essere riviste nei metodi ma non nella sostanza, perche' rendono il partito contendibile e servono per selezionare la classe dirigente migliore. Facciamo un passo avanti per migliorarle, anche studiando i sistemi utilizzati da altri paesi, ma smettiamo di metterle in discussione.”

E la Fiat? Anche qui le parole di Bersani tentano la mediazione: chiede "nuove regole sulla rappresentanza", conferma che il Pd rispetterà l'esito del referendum su Mirafiori e critica il governo che ha lasciato soli i lavoratori. ''Ieri Berlusconi avrebbe dovuto farsi spiegare dalla Merkel come ha gestito la crisi dell'auto e della Opel. Obama ha fatto lo stesso e anche Sarkozy. Solo Berlusconi e' stato con le mani conserte". Ma non basta. Le critiche ci sono, eccome.

Perplesso il sindaco di Torino Piero Chiamparino: "Mi aspettavo parole più nette e certe a sostegno del sì. Devo andare via, ma mi sarei astenuto" Sulla stessa linea anche Gentiloni“Dobbiamo stare dalla parte di Marchionne? Non è questo il punto. Ma il Pd dovrebbe essere a sostegno del 'si' all'accordo di Mirafiori in maniera esplicita". Ma nei giorni scorsi, diversi esponenti, di cui ultima la Finocchiaro si erano schierati per il NO al referendum. Bersani attaccato da destra e da sinistra, insomma.
Ma discussioni ci sono anche sul tema del voto finale: "Io avrei esclusa l'esigenza di un voto finale Bersani tuttavia lo chiede e noi anticipiamo a questo punto la nostra decisione di votare contro".
L'ex popolare Franco Marini cerca di minimizzare: "Nessun dramma. E' democrazia se un partito ha una maggioranza e un'opposizione. E' la cosa più normale del mondo". Anche la senatrice Finocchiaro è dello stesso parere: ''Sono in politica da 30 anni ed e' normale che al termine di una direzione la relazione di un segretario venga messa ai voti''
Non sembra pensarla così Enrico Letta che nel suo intervento alla direzione del partito ha rivolto un appello al Modem perche' non votino contro la relazione di Bersani. Questo per evitare di creare ''solchi che portino a fratture'' all'interno del partito. Ma Fioroni afferma: "Sono insoddisfatto per come sta andando questa direzione. Non si puo' continuare a far finta di niente senza capire dove e' il nostro errore. Perche', ce lo dobbiamo dire, il Pd non rappresenta una alternativa credibile".
Il blogger Mario Adinolfi rincara la dose: “allora Bersani pretende il voto sulla sua relazione e apre una bella crisi nel partito nel momento in assoluto meno opportuno, complimenti per l'ennesima genialata di quelli che si credono grandi strateghi
Ma la vera polemica si scatena quando Claudio Bressa, della minoranza di Areadem, polemizza duramente con Fioroni e Gentiloni, due esponenti di Modem che hanno incarichi nel partito: "Come si può continuare a gestire importanti incarichi in un partito di cui non si condivide la linea?". Immediata la reazione: "Se le cose stanno così, rimettiamo il nostro mandato".
''Decidi tu'', ha poi detto Fioroni al segretario Pd. In puro stile democristiano, aggiungo io.

Il pd continua ad essere diviso in mille correnti e la direzione che doveva servirle a ricomporre le diverse questioni ci lascia con gli stessi dubbi, amplificati all'ennesima potenza. Con la linea Bersani che viene attaccata in contemporanea da destra e da sinistra, dai giovani e da chi in politica è da secoli. Per alcuni il Pd assomiglia alla Dc, per altri al Pci. Paradossale? Non troppo. Finchè non ci sarà una linea chiara, entrambe le impressioni potrebbero sembrare giuste e non contraddittorie tra loro. Inoltre appare sempre più probabile un'altra scissione verso il centro, dopo quella di Rutelli e della sua Api.

Ma per il grande politico Massimo D'Alema non c'è nessun problema:

''Bersani - ha riferito D'Alema - ha fatto un'ottima relazione, molto chiara nell'indicare i problemi del nostro Paese e nell'avanzare proposte per uscire da questa crisi, proposte che si rivolgono innanzitutto ai cittadini italiani e alle forze di opposizione''. D'Alema ha ammesso che ci sono ''alcune voci isolate'' che non convergono attorno alla linea del segretario ma, ha sottolineato, ''mi sembra che ci sia una larghissima convergenza, molto molto al di la' del consenso congressuale, a Bersani''.

E se lo dice lui...consiglierei a Bersani di toccare al più preso là dove non batte il sole. No, non parlo del Pd.

Mauro


UPDATE: 
Alla fine la situazione si risolve almeno in parte. Le dimissioni vengono respinte da Bersani.
La relazione del segretario e' stata approvata al termine della direzione con 127 sì, 2 contrari e 2 astenuti. Un segnale positivo e importante. La minoranza di Movimento Democratico non ha partecipato al voto (un loro no avrebbe provocato di fatto una spaccatura), mentre l'area Marino ha approvato la relazione.
Sandra Zampa e Giulio Santagata, prodiani, sono i membri della direzione che si sono astenuti sulla relazione di Bersani. I no sono di due donne, Corea e Frasca', dirigenti calabresi, che hanno presentato un documento per valorizzare la presenza femminile nelle primarie in Calabria.
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