Non che se ne sentisse la mancanza, ma il 2011 si apre con una bella discussione nel Partito democratico intorno al Partito democratico medesimo, accesa come al solito dagli editorialisti dei giornali. Non vale lamentarsi, visto che quando invece i democratici sono stati coinvolti in un dibattito sui famosi «temi concreti che interessano i cittadini» (contratto Fiat), le cose non sono andate meglio.
Sarebbe almeno utile se il rinnovato scontro su “primarie sì o no” si fondasse su un riconoscimento onesto: la diffidenza che nel Pd si nutre verso lo strumento nasce dall’esigenza di difendersi dal proprio elettorato, nella consapevolezza di non essere in grado di spiegargli né di fargli accettare (se non forse nel momento estremo del duello con Berlusconi) le scelte che si ritengono giuste.
Di questo si tratta, tant’è vero che le primarie che per molti è più importante sospendere sono anche le uniche che abbiano una logica di sistema (nel sistema ibrido italiano): quelle per selezionare il candidato premier della coalizione.
Tutte le obiezioni che si avanzano contro questo strumento non esistevano o non avevano spazio nelle fasi di espansione del centrosinistra (con Prodi nel 2005, le uniche primarie per un premier) o del Pd (con Veltroni nel 2007).
Se il tema si fa esplosivo è per un problema politico, non politologico. Il Pd è un partito in ritirata (strategica, si dice) che ha riabilitato la politica delle alleanze e che deve concedere agli alleati molto senza però correre il rischio di farsi smentire dai propri elettori, come avverrebbe non solo con Casini leader ma con chiunque non incarnasse una certa idea pura dell’essere di sinistra e contro Berlusconi.
Se il Pd, dopo non aver combattuto in campo aperto estremismi e giustizialismi, non si sente in grado di spiegare, difendere e far vincere le proprie scelte, ha ragione di rinunciare alle primarie: lui ce le ha date, lui ce le toglie. Vuol dire cambiare linea, non vuol dire commettere un crimine: si può fare benissimo. A patto di essere sinceri, con se stessi (la maggior parte dei capi Pd che vogliono archiviare le primarie vi hanno partecipato a vario titolo con trasporto) e con chi aveva creduto nel mito originario del partito degli elettori
Stefano Menichini, nel suo blog
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