domenica 10 aprile 2011

CACAO AMARO. La guerra civile dimenticata da tutti


In questi giorni i telegiornali nazionali ci stanno dando informazioni sulla situazione libica; tuttavia un altro paese africano, oltre il Sahara, la Costa D'Avorio (République de Côte d' Ivoire ; la tipografia è volutamente scorretta poiché per la costituzione ivoriana il nome del paese non può essere tradotto dal francese) sta vivendo un periodo di fortissime tensioni che sono sfociate ormai in una guerra civile causando centinaia di morti.
Il motivo del contendere sono stati i risultati delle ultime elezioni presidenziale che hanno visto sconfitto il presidente uscente e fondatore del Fronte Popolare Ivoriano Laurent Gbagbo , sostenuto tradizionalmente dalle popolazioni meridionali del paese. Elezioni vinte da Alassane Outtara ex collaboratore e alleato del presidente sconfitto appoggiato invece dalle popolazioni del nord .


All’indomani della diffusione dei risultati che lo hanno visto sconfitto, Gbagbo ottiene l'appoggio del  Consiglio Costituzionale (presieduto da un suo fedelissimo) che contrariamente ai risultati inizialmente diffusi (che davano Outtara vincitore) lo riconosce ufficialmente come vincitore con il 51,45%.
Gli scontri , non si sono fatti attendere e sono iniziati non appena sono stati resi pubblici i risultati delle elezioni  che, come si diceva, hanno dato la vittoria ad Outtara. 
Quest'ultimo è stato prontamente appoggiato dalla comunità internazionale  , dall'ONU, dall'Europa , dagli Stati Uniti ma soprattutto dalla Francia , ex potenza coloniale  che ancora esercita un' indubbia influenza sull'importante stato dell'Africa occidentale e che è altresì presente anche militarmente con la "Missione Liocorno " dal 2002.

La Costa d'Avorio si trova  ancora più di prima, ad essere divisa così in due parti :
la parte settentrionale , più povera, fedele a Outtara mentre il più progredito meridione è rimasto ancorato per più tempo all'ex presidente che rimane saldamente installato nel palazzo presidenziale di Abidjan, principale città del paese ma curiosamente non capitale in quanto la capitale da alcuni anni è la città di Yamoussoukro .

A gennaio iniziano gli scontri tra le due fazioni ma contemporaneamente iniziano anche i tentativi per risolvere la questione attraverso i colloqui fra capi di stato africani e attraverso la mediazione dell'Unione Africana.
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea hanno applicato sanzioni molto dure verso l'ex presidente Gbagbo .
Secondo l'ONU (alto commissariato per i rifugiati) i morti sono ormai più di 500 ma per le ong sarebbero molti di più.
Nell'ultimo mese le forze di Outtara hanno preso il controllo anche delle regioni meridionali costiere e dell'area urbana di Abidjan dove si concentrano gli ultimi combattimenti.
Nell'ultima settimana l'ex presidente Gbagbo (a cui sono stati congelati i beni all'estero) è stato costretto a rifugiarsi nel bunker della sede della presidenza collocato nel ricco quartiere di Cocody dove risiede gran parte della comunità internazionale (la Costa d'Avorio tradizionalmente ospita una cospicua quantità di espatriati europei canadesi e americani) e dove hanno sede le ambasciate e il corpo diplomatico accreditato nel paese .
Molte ambasciate hanno evacuato i propri compatrioti e sono state chiuse. Tra queste anche quella giapponese la quale tuttavia ha dovuto chiedere l'aiuto dei militari francesi , poiché la sede diplomatica nipponica è stata assalita dalle bande in rotta di gbagbo in cerca di facili bottini.
Gli italiani rimasti sono ormai poco meno di 500 in misura prevalente religiosi e operatori umanitari.

La storia della Costa d'Avorio è la storia del più ricco paese dell'Africa occidentale , indipendente da Parigi dal 1960, che costruì la sua fortuna con le piantagioni di cacao, del quale Abidjan è la prima produttrice mondiale , con quelle di altri prodotti "coloniali" (caffè ,olio di palma, frutta tropicale, canna da zucchero, cotone, caucciù) e con l'estrazione dell'oro e dei diamanti.

La grave situazione umanitaria sta favorendo la diffusione del colera, il cui rischio di epidemia è oramai concreto, e di altre malattie endemiche nel Paese e a moltissimi lavoratori provenienti dai paesi vicini (guineani, nigeriani,togolesi) non resta che fuggire dal paese che fino a qualche anno prima era stato visto come un'occasione per una vita migliore.
Molti di questi lavoratori (soprattutto di etnia mande e voltaica) risiedevano nel paese da decenni .
Si fa solo cenno in questa sede alla "questione dell'identità nazionale ivoriana" (ivoiritè) , questione assai delicata in un paese popolato da svariate etnie e da una percentuale altissima di stranieri , non ancora risolta e che ieri come oggi è usata anche per finalità politiche ( allo stesso  Outtara ad esempio in quanto di origine burkinabè era stato impedito di candidarsi alle elezioni presidenziali precedenti).

La comunità internazionale sta rafforzando il pressing sulle parti in conflitto e chiede la sospensione delle ostilità.

Intanto i massacri continuano e per il paese del cacao una soluzione pacifica e stabile sembra lontana.

Dariosiculo
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