venerdì 22 luglio 2011

TAV: le ragioni del NO

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Sbaglia chi crede di poter liquidare il movimento NO-TAV come il mero diniego pretestuoso di una comunità di vetusti valligiani a un’opera che a detta del grande circo mediatico dovrebbe servire allo sviluppo del paese. Ne tantomeno si può delegittimarlo come semplice espressione del tanto inflazionato effetto nimby.  Anzi è assai probabile che si sappia più di Tav Torino-Lione in Val di Susa che non nei comodi salotti di cittadini distanti spesso un po’ distratti e ammaestrati da partiti, vulgata o ideologia nella loro supponenza a dare addosso al villico che si oppone con tutte le sue forze alla forza dello stato, del partito, del governo.


Le motivazione del NO all’opera sono state riassunte “nelle 150 ragioni” del movimento No-Tav, una serie di contestazioni e constatazioni addirittura accompagnate (fa specie dirlo) da cifre, numeri, lettura viscerale delle statistiche e delle previsioni di traffico.

Dobbiamo perciò necessariamente riassumere a grandi linee i punti salienti:

1-   1)  Insussistenza delle motivazioni (spesso cantilenate da media partiti e ahimè popolo “distante”), quali in particolare necessità di più ampia capacità di trasporto attraverso la direttrice Torino-Lione . Il traffico infatti in quasi tutte le previsioni a medio-lungo termine non solo è previsto (o è già) in diminuzione su quella tratta, ma lo è praticamente su tutte le alpi e nulla fa pensare a qualsivoglia inversione di tendenza. Motivazioni poi condite dalla favolistica retorica dei corridoi “prioritari” , sempre di più (ormai sono 30 per non scontentare nessuno), sempre più piccoli e sempre meno……… prioritari

2-    2)  L’insostenibilità dei costi stimati ottimisticamente nell’ordine di 10-20 miliardi di euro (quasi mezza finanziaria Tremonti lacrime e sangue), ammettendo che i costi iniziali non lievitino ai livelli delle altre  tratte Tav Italiane, costate 4-6 volte più dei preventivi. Di fronte a una situazione pericolante dei conti pubblici imbarcarsi nell’ennesima opera faraonica dai ritorni a dir poco aleatori sembra quanto meno un controsenso

3-    3)  L’ampia capacità delle infrastrutture già esistenti, a partire dalla ferrovia storica che ha tra l’altro subito pesanti ammodernamenti fino a pochi anni fa; la linea infatti è saturata attualmente solo al 30% .

4-     4) L’impatto ambientale del cantiere (3km di lunghezza, con annessi alloggi per gli operai, che nelle Italiche tradizioni rimangono abbandonati e degradati al termine dell’opera) che graverebbe per 20 anni sulla valle, col suo carico di camion in una valle a sovraccarico infrastrutturale evidente.

5-    5) L’impatto ambientale del tunnel per quanto riguarda l’assetto idrogeologico (pesa il pessimo precedente del Mugello dove le falde acquifere sono sprofondate di 200 metri, lasciando secchi e biologicamente morti decine di torrenti). Più controverso il rischio derivante dalla presenza di rocce amiantifere nella montagna.  Nel caso si potrebbe comunque adottare lo slogan commerciale “La TAV è per sempre”.

6-     6) I famigerati fondi Europei sono un’inezia rispetto al costo totale dell’opera, eppure sono stati sbandierati come decisivi, come ad evidenziare i pochi argomenti tangibili su cui i Si-Tav sono riusciti a montare la loro campagna mediatica.

Ai lettori giudicare, al portafoglio comandare, ai partiti imperare, ma quanto meno è stato dimostrato che un popolo non sempre si può sempre comprare. 

Profeta
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