giovedì 22 marzo 2012

Amministrative: Friuli Venezia Giulia 2013 - visto da destra

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Quando l’attuale presidente Renzo Tondo lanciò la sua candidatura non trovò nessun ostacolo, non ci fu capo o capetto del centrodestra regionale che provasse a sbarrargli la strada o a sollevare dubbi. Tutti con lui. Aveva un grande carisma? Un programma strepitoso? Erano tutti pentiti per averlo fatto fuori nel 2003 per mettere al suo posto la leghista Alessandra Guerra poi battuta da Riccardo Illy? No. Semplicemente non c’era nessuno a destra che pensasse di vincere le elezioni e visto che si sarebbe perso, tanto valeva accontentare il carnico con una candidatura per poi scordarsi di lui. Ma in una regione la cui specialità è un totem intoccabile irrompono le vicende nazionali: il collasso del centrosinistra e il ritorno di Berlusconi. A dare una mano decisiva al centrodestra arriva l’azzardo del presidente Illy che, convinto di essere più forte di tutte le dinamiche nazionali, impone a una giunta poco convinta l’election day, accorpando le elezioni regionali alle regionali. Da una media di partecipazione al voto per le elezioni regionali del 60% si passò a una dell’80%, portando al voto tanti elettori di destra che alle regionali non avrebbero votato. Così il centrodestra “tutto compreso”del Friuli Venezia Giulia, dalla Lega all’Udc, si ritrovò al governo quasi senza rendersene conto.
Tondo aveva capito benissimo di essere presidente grazie alle dinamiche politiche nazionali, cosicché i primi anni ne fanno il più solerte e ossequioso tra i presidenti di Regione alle direttive di Arcore. I primi anni di governo sono impegnati a demolire il lavoro fatto dal governo precedente: il reddito di cittadinanza, la riforma urbanistica, quella del welfare, l’ordinamento delle società partecipate e altri provvedimenti cadono sotto la furia iconoclasta del centro destra, guidati dal motto: “Più sagre di paese e meno fiere dell’innovazione”. Nel frattempo, un centrosinistra catatonico e un buon risultato alle amministrative del 2009 (molti comuni conquistati e, per la prima volta, il centrodestra governa più amministrazioni comunali del centrosinistra) sembrano segnare una marcia trionfale per il governatore.

Quando arriva il momento di sostituire le leggi abolite con nuovi provvedimenti il centro destra si imballa. Poche idee, tanta confusione e molta demagogia. Trascinati dalla Lega approvano una serie di norme discriminatorie che il Consiglio dei ministri (anche del governo Berlusconi) portano davanti alla Corte Costituzionale che le affonda, finiscono così impugnate la maggior parte delle leggi e perfino la finanziaria 2012. Nemmeno dove la Regione dovrebbe esercitare la sua competenza primaria (come nell’ordinamento degli enti locali) riescono a fare nulla. Basti ricordare che il Friuli Venezia Giulia resterà l’unica regione d’Italia a mantenere le province solo perché quella di Udine è governata dal segretario della Lega. In un quadro che va a compromettersi arriva la crisi internazionale che colpisce fortemente una regione fatto di piccole imprese che esportano, impiego pubblico e partecipazioni statali; una crisi verso la quale il governo regionale pare incapace di intervenire. Arriviamo alle elezioni del 2012 e per il centrodestra è il de profundis: lasciano, senza combattere, al centrosinistra la Provincia di Gorizia e i comuni di Pordenone e Monfalcone, ma la botta peggiore arriva con la sconfitta di Trieste dove un centrodestra sfilacciato e rissoso consegna al Pd Roberto Cosolini la guida del comune dopo dieci anni di governo. A novembre cade il governo Berlusconi. Da quel momento Tondo cerca di dimostrare la sua esistenza proponendo una serie di riforme che difficilmente vedranno la luce e di evitare lo sbriciolamento della sua maggioranza, coccolando la Lega e sperando che l’Udc non si sfili. Al momento la maggioranza sembra reggere ma pare difficile che possa presentarsi come è oggi alle elezioni del 2013.
A maggio ci saranno le elezioni comunali, l’Udc resta ancorato al Pdl, nonostante i diversi mali di pancia, mentre la Lega è sempre più divisa. Emblematico il caso di Gorizia dove i referenti comunali tentano di resistere agli ordini centrali di andare da soli. Se dovesse arrivare una battuta di arresto alle amministrative (perdendo Gorizia il centrodestra avrebbe perso tutte le cinque città più importanti della regione), scatterebbe l’allarme rosso e qualcuno parla perfino di elezioni anticipate.
Insomma, per il centrodestra si mette male, l’unica certezza è la ricandidatura di Tondo, e il percorso verso le elezioni regionali potrebbe diventare una via crucis, a meno che non arrivi in aiuto la più straordinaria ed efficace delle armi: la vocazione autodistruttiva del centrosinistra. Di questo ne scriverò nel prossimo post.

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