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Quelle di domenica 28 Ottobre saranno probabilmente
le elezioni regionali siciliane più incerte e combattute di sempre. Ai nastri di partenza si presentano infatti
ben 5 candidati con possibilità di superare il 10% dei voti, ed appare molto
probabile che il vincitore, qualunque egli sia, non riesca a superare il 30% di
consensi, né ad ottenere una solida maggioranza in cosiglio regionale.
Analizziamo adesso le principali candidature, riportando
le liste che le sostengono. Tra parentesi, accanto al nome del candidato, la media degli ultimi 2 sondaggi
prima del silenzio elettorale, il Datamonitor commissionato da Blog Sicilia e
il TP/Live Sicilia.
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Nello Musumeci (33%)
Nello Musumeci Presidente
Il Popolo della Libertà
Cantiere Popolare
Alleanza di centro
Nello Musumeci è il candidato principale del
centrodestra, ex presidente della provincia di Catania (molto apprezzato) ed europarlamentare,
esponente del partito La Destra di Storace.
La sua candidadura è nata in circostanze alquanto curiose: lanciato da
Miccichè, leader di Grande Sud, ha ricevuto dopo alcuni tentennamenti
l’appoggio del PDL e dei fidi alleati di
Cantiere Popolare (gli scissionisti ex UDC che fanno capo a Saverio Romano),
nel tentativo di ricostruire il “blocco” di cdx che da sempre domina la
politica isolana. Nonostante il tentativo sia fallito, per l’opposizione dei finiani ed il
voltafaccia di Miccichè (allettato probabilmente dall’offerta della
candidatura), quella di Musumeci rappresenta una candidatura comunque solida,
anche se a mio avviso sopravvalutata dai sondaggi, che la indicano come
favorita. Una vittora di Musumeci migliorerebbe decisamente la posizione del
Segretario del PDL Alfano, siciliano, che su questa partita si gioca
probabilmente la guida del cdx italiano, o meglio quel che ne rimane.
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Rosario Crocetta (29,1%)
Movimento Politico
Crocetta Presidente
Rosario Crocetta, ex (popolarissimo) sindaco di Gela
e tuttora parlamentare europeo, è il candidato dell’inedita coalizione PD-UDC,
secondo alcuni dettata da specifiche esigenze del territorio siciliano, per
altri destinata a fungere da laboratorio anche per successive esperienze
nazionali. Il PD isolano non è nuovo ad alleanze con forze “moderate”: l’ultimo governo Lombardo, infatti, vedeva
come principali sostenitori proprio i democratici, tra le proteste di molti
militanti. Per le nuove elezioni, comunque, i democratici hanno scelto di abbandonare l’MPA (ora
Partito dei Siciliani) di Lombardo, gravato da pesanti accuse sulla mafia, per
rinsaldare l’asse con l’UDC, reso più presentabile dall’arresto di Cuffaro
prima e dall’abbandono di Saverio Romano
poi, anch’egli non privo di guai giudiziari. La candidatura di Crocetta si
presenta con concrete possibilità di vittoria, e potrebbe trarre anche
vantaggio dal voto utile degli elettori di sinistra e di quelli dei partiti che
sostengono Miccichè, accomunati da un certo astio verso il PDL ed il loro
candidato.
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Gianfranco Miccichè (17,7%)
Partito Pensiero Azione
Abbiamo
già accennato al clamoroso voltafaccia di Gianfranco Miccichè. Ex dirigente di
spicco di Publitalia, grande azienda della galassia berlusconiana, uomo forte
di Forza Italia, è da molti considerato l’artefice del famigerato 61 a 0 del
2001, quando la Sicilia appariva il più solido feudo elettorale di quella che
fu la Casa delle Libertà. Da tempo ai ferri corti con il PDL siciliano,
Miccichè non si è lasciato sfuggire l’occasione della candidatura, astutamente
offertagli da Lombardo per uscire dall’isolamento politico in cui si era
ritrovato al termine del suo disastroso mandato. Una settimana dopo aver
“lanciato” Musumeci, si è quindi
candidato, appoggiato da Lombardo e dal Fli, la cui base ha accolto con qualche
mal di pancia l’appoggio all’ ex Forza Italia; la rivolta interna, capeggiata
da Fabio Granata, non ha comunque esiti concreti. Negli ultimi giorni si sono
fatte sempre più insistenti le voci che vorrebbero un voto disgiunto per
Crocetta, soprattutto da parte degli esponenti del partito di Lombardo,
considerato un “alleato occulto” del PD. Quel che è certo è che difficilmente
il leader di Grande Sud potrà lottare per la vittoria; molto più probabile però
che i partiti che lo sostengono risulteranno decisivi nella formazione della
giunta, qualora nessuna coalizione riesca
a raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi.
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Giovanna Marano (7,2%)
Claudio Fava Presidente
– Sel, Fds, Verdi
Un’altra
candidatura avvenuta in circostanze decisamente particolari è quella di
Giovanna Marano, sindacalista FIOM, alla prima esperienza diretta in politica.
Il candidato designato era era infatti Claudio Fava, esponente di spicco del
partito di Vendola, che aveva lanciato la sua candidatura già a giugno; sul
nome di Fava, prontamente appoggiato dal suo partito, si era verificata in
seguito la convergenza di Fds e soprattutto dell’Idv, che aveva invano cercato
qualche nome in grado di sparigliare (Ingroia?) e ripetere l’exploit di Palermo.
A fine settembre è arrivata però la doccia fredda: una norma delle legge siciliana, di cui
evidentemente lo staff di Fava non era a conoscenza, prevede che i candidati debbano essere
residenti in Sicilia da almeno 45 giorni prima delle elezioni, requisito di cui
Fava non era in possesso; si è rivelato obbligato a quel punto il passo indietro ed il
passaggio di consegne alla Marano, molto apprezzata negli ambienti del
sindacato ma sicuramente meno conosciuta del giornalista catanese. I sondaggi
sono infatti abbastanza penalizzanti, soprattutto se consideriamo che Fava era
dato tranquillamente sopra la doppia cifa; a mio avviso è comunque ancora
possibile un discreto risultato dell’unica candidatura fortemente
connotata a sinistra in queste elezioni
siciliane.
Giancarlo Cancelleri (8,4 %)
E’ il
candidato del M5s, Giancarlo Cancelleri, la vera, grande incognita di queste
elezioni siciliane. I sondaggi, per legge anteriori a 15 giorni dalla data
delle elezioni, non tengono conto di uno dei più fortunati eventi mediatici della recente storia politica
italina: lo sbarco di Grillo a nuoto, ed il successivo tour elettorale che,
come un novello Forrest Gump, l’ha portato in 35 località diverse in poco più
di due settimane, battendo palmo a palmo le piazze siciliane. In ogni posto
dove è andato, Grillo ha trovato migliaia di persone ad attenderlo; una
partecipazione mai vista prima in terra di Sicilia, caratterizzata storicamente
per una certa rassegnazione e scarso interesse per le sorti della politica.
Difficile dire quante di quelle persone fossero lì per convinzione o per
semplice curiosità; sta di fatto che, se confrontate con le platee semivuote o
addirittura ostili degli avversari, le piazze di Grillo danno l’idea
dell’impressionante discredito della classe politica siciliana, e di come la
voglia di cambiamento giù in Trinacria sia assolutamente dirompente. Fino a
dove può arrivare il candidato grillino?
Difficile a dirsi, di certo se c’è un posto in cui può attecchire la propaganda
anti-partiti è proprio la Sicilia, umiliata e dissanguata da una gestione
fallimentare della cosa pubblica, priva di riferimenti tradizionali,
caratterizzata da una frammentazione politica che non ha eguali in altre parti
d’Italia. Ma la Sicilia fa storia a sé: parafrasando il grande Tommasi di
Lampedusa, si può dire che negli ultimi anni sia cambiato più o meno tutto, ma
anche stavolta è difficile che cambi davvero qualcosa; chissà se un ex comico
genovese riuscirà a smentire una delle massime più
radicate della letteratura italiana.
Pablito
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