mercoledì 17 novembre 2010

Donne e politica USA - III parte


Nel corso della campagna del 2008 c'è stato il primo serio tentativo di una donna di arrivare alla Casa Bianca. L'ex First Lady Hillary Clinton partì con i favori del pronostico e a lungo molti diedero per scontata la sua vittoria alle primarie prima, ed il suo approdo alla Casa Bianca poi. Le previsioni della vigilia vennero però stravolte da Barack Obama. Dopo un lungo testa a testa con toni spesso asprissimi tra le due campagne, Hillary Clinton fu costretta a cedere. Pur ottenendo il miglior risultato di sempre per una donna, con 20 stati vinti ed il 47% del voto popolare ottenuto, Hillary Clinton dovette accontentarsi del secondo posto. Anche stavolta sia su Barack Obama che su John McCain ci furono fortissime pressioni per la scelta di una donna. Obama escluse però fin da subito Hillary Clinton dalla lista delle potenziali vice-presidenti, proprio a causa degli strascichi fortemente polemici lasciati dal lungo duello tra i due, che avrebbero potuto rivelarsi un boomerang. Per riconquistare l'elettorato femminile che aveva sostenuto Hillary Clinton, due erano i nomi che finirono nel listino di Obama: Kathleen Sebelius, di cui abbiamo già parlato, e la governatrice dell'Arizona Janet Napolitano. Obama però alla fine optò per il senatore del Delaware Joe Biden. John McCain invece fece un colpo a sorpresa. Abbandonata la pista di Condy Rice, troppo coinvolta nell'amministrazione Bush, McCain decise di scegliere la governatrice dell'Alaska Sarah Palin. La mossa si rivelò però azzardata, difatti la Palin fu più fonte di imbarazzi che di voti per McCain, anche se è ingeneroso attribuire a lei la sconfitta del ticket repubblicano che si trovava a raccogliere l'eredità pesantissima dell'amministrazione repubblicana più impopolare dai tempi del Watergate. Nonostante non abbia scelto una donna come vice, Obama ha tenuto in forte considerazione le donne nella prima parte della sua amministrazione. Obama ha nominato due donne alla Corte Suprema: Sonia Sotomayor, che è anche la prima ispanica alla Corte Suprema, ed Elena Kagan e ha riservato posti chiave alle donne nell'esecutivo nominando Hillary Clinton come segretario di stato, e dando i posti di sanità e sicurezza interna rispettivamente a Kathleen Sebelius e Janet Napolitano. Complessivamente le donne del gabinetto obamiano sono un terzo del totale. Il ciclo elettorale del 2010, favorevole ai repubblicani ha dato segnali contrastanti. A lungo molti hanno definito il 2010 "l'anno della donna repubblicana" per il record di donne candidate nelle file del GOP per le poltrone di governatore; senatore e rappresentante, molte di loro però alla prova delle urne non hanno ben impressionato. Tra le maggiori delusioni ricordiamo soprattuto il duo californiano Meg Whitman-Carly Fiorina, Linda MacMahon nel Connecticut e le TEA Parties Sharron Angle (Nevada) e Christine O'Donnell (Delaware). Tra quelle che ce l'hanno fatta invece menzioniamo: Susana Martinez (New Mexico), prima donna ispanica a divenire governatrice, Nikki Haley (Carolina del Sud), prima donna di origini asiatiche a divenire governatrice, Janice Brewer (Arizona) e Kelly Ayotte (New Hampshire). In campo democratico resiste la "vecchia guardia" rappresentata da Barbara Mikulski (Maryland), Patty Murray (Washington) e Barbara Boxer (California), ma stentano le "nuove leve". Nettamente battute Robin Carnahan nel Missouri ed Elaine Marshall nella Carolina del Nord, disastrose Libby Mitchell nel Maine e Martha Coakley nel Massachusetts. Tra le nuove leve liberal si salva solo Kirsten Gillibrand che vince bene a New York. Il ciclo del 2010 segna anche la fine dell'esperienza di Nancy Pelosi come presidente della camera, posto che dovrà cedere al repubblicano John Bohner. Si avvicinano le presidenziali del 2012 e tra i repubblicani Sarah Palin ha usato le elezioni di metà mandato per "tastare il terreno". L'ex governatrice dell'Alaska però avrà una concorrenza agguerrita ed il movimento dei TEA Party, che lei sta tentando di utilizzare come trampolino, in realtà la guarda con scetticismo e diffidenza. Difatti molti hanno fatto notare che i candidati del TEA Party che han fatto meglio sono quelli che più le son stati alla larga, mentre quelli che le si sono avvinghiati spesso sono naufragati miseramente. L'ex vice di McCain dovrà vedersela con una concorrenza agguerritissima. Mitt Romney, probabilmente assorbirà il consenso dei "Fiscal conservative" e dei moderati, Newt Gingrinch e Mike Huckabee si spartiranno il consenso della "Bible Belt", mentre Ron Paul le contenderà i voti dei TEA Party e dei libertari. Per la Palin la strada verso il confronto con Obama è quindi in salita ed irta di ostacoli, ma rimane comunque una delle grandi favorite per la conquista della nomination repubblicana. Le donne nel mondo della politica americana hanno conquistato molte posizioni negli ultimi anni, ma la politica americana rimane ancora a predominanza maschile. Sebbene a queste elezioni di mid-term le donne abbiano voltato le spalle al partito democratico per la prima volta dopo oltre 20 anni, ed il partito repubblicano abbia iniziato seriamente a puntare su candidate di sesso femminile, il "gender gap" rimane e al congresso le donne rimangono la categoria più sottorappresentata, specie tra i repubblicani. La strada delle donne americane verso la "Casa Bianca" è ancora molto lunga, anche se negli ultimi cicli elettorali sono emersi alcuni volti interessanti come Amy Klobuchar, senatrice democratica del Minnesota, o la neo-govenatrice repubblicana della Carolina del Sud, Nikki Haley. Queste però difficilmente potranno essere prese in considerazione nel ticket prima del 2016, e sicuramente, qualora tentassero la via, troverebbero concorrenze agguerritissime. Insomma, probabilmente prima di vedere una donna alla Casa Bianca dovrà passare ancora diverso tempo.

Giovanni Rettore
119 commenti
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...