La domanda è giusta, pensando al Popolo della Libertà. Immaginiamo Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini come due sposi. Nel 2008 vanno a convivere insieme, a fine Marzo 2009 si sposano, ma dopo un anno si rendono conto di essere separati in casa.
Dunque, che fare? Di sicuro c’è da prendere una decisione definitiva, ma quale? Riappacificazione, del tipo “Sì, abbiamo punti di vista diversi, ma siamo complementari, ci vogliamo bene, il nostro obiettivo è la crescita del Pdl” oppure divorzio ovvero scissione?
E’ chiaro a tutti che i colonnelli storici di Alleanza Nazionale, per esempio Gasparri, La Russa e Matteoli, siano passati sotto l’ala berlusconiana. L’ala romana dell’ex An, da Alemanno alla Polverini passando per Andrea Augello, sono a metà del guado, ma propensi ad evitare divisioni che possono essere gravissime. Ma allora Fini è solo? Per niente, assicurano i suoi: almeno 40 deputati e 20 senatori sono pronti a fare il grande passo, ad andare a vivere da soli, per continuare la metafora matrimoniale. E poco importa se oggi La Russa ha fatto firmare a 18 senatori di area An un documento di fedeltà al Pdl. Il Presidente del Consiglio ha detto che tutto è nelle mani di Fini: come se volesse dire “Io ho fatto il possibile, ora tocca a lui”. E “lui” sarà soddisfatto? Accoglierà bene la pubblica lode che Berlusconi ha riservato oggi a Bossi? Tutte queste domande avranno una risposta entro Giovedì. Si svolgerà la direzione del partito, e ci sarà l’ultimo round fra Silvio e Gianfranco. Come risulta da una simulazione BiDiMedia, un eventuale partito di Fini andrebbe dal 4% all’8%, però al momento avrebbe sui 55 parlamentari che farebbero ballare il Governo su ogni provvedimento che ai finiani non andrebbe bene, ed addirittura (potrebbe essere fantapolitica, ma non si sa mai) far nascere quel Governo antiberlusconiano (con a capo Draghi o Montezemolo, e la maggioranza che andrebbe dai finiani all’Italia dei Valori) capace di portare a casa le famigerate Riforme. Una riforma che rischia di essere bloccata è quella che consente di prolungare la stagione venatoria. Come se in questi giorni all’interno del partito non stesse accadendo niente di grave, trenta deputati Pdl (fra cui Fiorella Ceccacci Rubino, Margherita Boniver, Flavia Perina, Fiamma Nirenstein e Pietro Lunardi) hanno scritto una lettera indirizzata a Berlusconi e Cicchitto in cui dissentono dalla norma che prevede l’allungamento della stagione venatoria. Scrivono infatti: “Non intendiamo legittimare con il nostro voto il cedimento politico di alcuni a una piccola lobby di settore e di 750 mila cacciatori. Né, tanto meno, alla loro volontà di sparare indiscriminatamente tutto l'anno e contro qualsiasi specie animale”. Sull’argomento in serata si è svolto un vertice di maggioranza.
Questa lettera significa ancora di più il caos che esiste all’interno del Pdl. Vi ricordate il film “La guerra dei Roses”? Ecco, più o meno il paragone è calzante. Il finale sarà scritto Giovedì dopo la direzione. Forse.
Nicolò Bagnoli